Se «Notre Dame» val bene una messa in Sant’Ambrogio

È una pietra miliare della storia della musica. Concepita al crepuscolo del Medioevo, più di sei secoli fa, pare nel 1364 se si prende per buona una tradizione del Settecento, per la verità, mai confermata.
Una partitura rivoluzionaria per i tempi trattandosi della prima messa polifonica, cioè a più voci, scritta per intero da un solo autore, Guillaume de Machaut, e della prima ad essere interamente a quattro voci.
È la Messa di Notre Dame di Machaut, un’opera in cui è piuttosto raro imbattersi e soprattutto se la si ascolta calata in quello che dovrebbe essere l’habitat naturale: la liturgia eucaristica. Meritoria, dunque, l’iniziativa del festival MiTo che per domani, nella basilica di Sant’Ambrogio, ha promosso l’esecuzione di questa partitura che precederà, alle 11, la messa celebrata da Monsignor Erminio De Scalzi a partire dalle 12.15. Sarà un’esecuzione d’autore, con il Clemencic Consort e l’Ensemble Nova diretti da René Clemencic con la partecipazione della Corale Conventus Ticinensis Cantori Gregoriani. Poeta prima ancora che musicista, il francese Machaut visse negli ambienti di corte al servizio dei principali regnanti del secolo, che gli capitò pure di seguire nel corso di spostamenti per l’Europa.
Fu segretario di Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, di Carlo II di Navarra, di Carlo duca di Normandia poi incoronato Carlo V.
Nel 1337 Machaut veniva nominato canonico a Reims, dove avrebbe trascorso la seconda parte della sua lunga vita: 77 anni, un’eccezione per l'epoca. Per i grandi signori curò personalmente la preparazione di manoscritti contenenti tutte le sue opere. Proprio questa vita negli ambienti di corte e l’attività di poeta e segretario, condizionarono e indirizzarono l’espressione di Machaut verso il genere profano. Salvo le belle eccezioni del caso, come la Messa di Notre Dame.
Vita intensa quella di Machaut e in particolare se si tiene conto dei parametri dell’epoca. Ma altrettanto può dirsi di quella di René Clemencic, classe 1928, polistrumentista, compositore, musicologo, filosofo, collezionista di libri e di sculture antiche. Viennese ma con studi - anche di filosofia - alla Sorbona di Parigi, Clemencic ha vissuto nella musica, in altalena fra la carriera solistica e alla testa dell’ensemble di musica antica fondato negli anni Sessanta. Un ensemble, il Clemencic Consort, che da decenni viaggia in giro per il mondo, pur godendo di una residenza d’oro, al Musikverein di Vienna dove da trent’anni è protagonista di una collana di concerti di musica antica. A Clemencic va poi il merito di aver portato alla ribalta testi che giacevano impolverati negli archivi, tra cui messe di Dufay, Obrecht, Ockeghem, Isaas, Josquin, Cantigas de Santa Maria.

Clemencic combina competenze pratiche a profonde conoscenze teoriche, ottime premesse per la sua attività di insegnante.
Di lui s’è accorta già da tempo la Cina, bramosa di musica occidentale, dove questo decano della musica è stato impegnato in numerose masterclass sempre super affollate.

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