No, non ce la faranno. Non sarà questa banda di burocrati bacchettoni a castrare il gesto più erotico del mondo. La Nutella che scivola sulla fetta di pane, spalmata su e giù, fino a coprire gli angoli e quel primo morso clandestino, con gli occhi che guardano in giro e il sorriso beffardo di chi sta mandando a quel paese tutti i tabù. Chi se ne frega della bilancia, del chilo in più, dei sensi di colpa, di tutto quello che dovrai smaltire. Chi se ne frega se ti beccano. Chi se ne frega se ti senti come Winnie the Pooh mentre affonda il naso nel miele. Non c’è nulla di più sublime di quell’attimo di ribellione, di golosità assoluta, di piacere rubato, di sberleffo al dio dei belli e senza pancia. La Nutella è selvaggia, atavica, disinibita, maliziosa, abbondante, calda, euforica, grassa, poetica. È la lingua che esplora le labbra per cancellare le tracce del misfatto. È un bacio senza compromessi. È la parola magica che manda in frantumi tutti gli specchi. È il godere per il godere. È un rito che celebra il tuo egocentrismo. Sei tu, la Nutella e il pane. Tutto il resto sta fuori.
Che ne sanno loro di tutto questo. La conquista della Nutella è un romanzo di formazione. È lo scacco matto all’arrocco delle madri. Lei la comprava solo per tentarti. Poi la nascondeva negli scaffali più alti della cucina, dietro una montagna di bicchieri e tazzine, siglando un accordo tacito da paradiso perduto, tu sapevi che c’era, ma dovevi trovarla, dovevi sfidare l’intelligenza e la furbizia di chi ti ha dato la vita. Erano perlustrazioni notturne, avamposti, indizi da decifrare. Bisognava seguirne la scia. Poi lei usciva e tu scalando sedie ti arrampicavi fino al sancta sanctorum della gastronomia domestica. E sbirciando oltre il caffè, i plasmon e le camomille vedevi finalmente quella scritta in Arial Black con la «e» un po’ meno chiusa e la «a» completamente diversa. A quel punto non restava che il peccato dei peccati: affondare il cucchiaio nel barattolo nero. Fino a sentirsi male.
Quelli di Strasburgo ancora una volta pensano che la vita sia una fabbrica di etichette. È questa l’Europa che ci stanno spacciando. Hanno ridotto il sogno di Mazzini e di Spinelli nel vangelo dei capi ufficio, una litania di raccomandazioni in corpo otto da mettere su ogni pezzo di questo mondo. Questo non si può fare, quest’altro neppure, burocrazia, carte, scartoffie e soldi pubblici. E ora questa. Cari cittadini europei dovete mangiare solo cose dieticamente equilibrate, pochi grassi, pochi zuccheri e poco sale. Ma che volete? Chi vi ha assunto? Ma quando mai abbiamo mangiato insieme? Niente pubblicità per i dolci. Tranquilli burocrati. Quelli che mangiano la Nutella sanno che fa ingrassare. Non vanno alle quattro del mattino in cornetteria per fare la dieta. Non sbavano per la pizza alla Nutella per rientrare nei jeans di dieci anni fa. Ci vanno e sbavano per puro piacere. E come cantava Ivan Graziani, tanti e tanti anni fa: «Invece di drogarti, che vai al creatore, fatti di Nutella ogni due ore». Il senso della Nutella è in una confessione di Alberto Tomba, che agli euroburocrati e parlamentari affini deve suonare come una bestemmia: «Quando dovevo dimagrire prendevo il Weetabix, ma di nascosto lo spalmavo di Nutella». Avete mai provato a spalmare questa «pasta janduiot», un tempo dolce dei poveri, sulle gallette dietetiche di riso? È una follia meravigliosa.
La Nutella è per noi italiani un po’ come la Coca Cola. Si porta dietro questo profumo di leggenda, scoperta un po’ per caso da un pasticciere delle Langhe, quando le troppe tasse sull’importazione dei semi di cacao cominciarono a scoraggiare la diffusione del cioccolato tipico. È la vittoria di una maschera piemontese, quel Gianduia della commedia dell’arte, è la rivincita delle nocciole. È una formula segreta. È un mistero. È un pezzo d’Italia. E come spesso accade è proprio un’italiana, Sonia Alfano della compagnia Di Pietro, che ha dato il voto decisivo per affossare l’emendamento salva Nutella. È finita 309 a 309 e l’Europa ha certificato che i dolci fanno male. C’è sempre un italiano che ci spara contro.
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