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Se paragoni le Ong ai pirati ci pensano i giudici a zittirti

Il 18 dicembre un giudice milanese ha condannato Panorama e il suo direttore, Maurizio Belpietro, per un titolo che definiva le Ong del mare alla stregua di nuovi bucanieri

Se paragoni le Ong ai pirati ci pensano i giudici a zittirti
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Nel Belpaese è vietato definire "pirati" chi non rispetta regole e leggi. Il 18 dicembre un giudice milanese ha condannato Panorama e il suo direttore, Maurizio Belpietro, per un titolo che definiva le Ong del mare alla stregua di nuovi bucanieri. Neanche una virgola dell'inchiesta di copertina, che avevo realizzato per il settimanale, è stata querelata o dichiarata falsa. Però Panorama dovrà sborsare 80mila euro a sette Ong, che spesso non rispettano le norme e per questo vengono ripetutamente multate oltre a finire con le navi in stato di fermo. Poi arriva sempre un giudice a liberare gli angioletti pro migranti convinti di essere al di sopra delle leggi in nome di un superiore diritto umanitario a loro libera interpretazione. Fra le Ong pronte a incassare il risarcimento c'è Open Arms, che ha denunciato Matteo Salvini per sequestro di migranti andando a sbattere in tribunale. Sea watch, che aveva ingaggiato la capitana Carola Rackete capace di schiacciare verso il molo una motovedetta della Guardia di Finanza pur di sbarcare i migranti illegali. La Rete Nazionale Aoi, che ha come soci Arci solidarietà, l'Ong Luciano Lama, Legambiente, che non c'entrano nulla con i soccorsi in mare, ma fanno da clac politica. Emergency con l'ex presidente, Cecilia Strada, all'Europarlamento come indipendente del Pd. E dulcis in fundo Mediterranea fondata da Beppe Caccia e Luca Casarini sotto processo a Ragusa per favoreggiamento dell'immigrazione illegale aggravato dallo scopo di profitto. Magari saranno assolti, ma da sempre sparano a zero sulle leggi del Parlamento, che non digeriscono: "Costi quel che costi - parole di Casarini - al vostro ordine (di portare i migranti nel porto assegnato, nda) continuerò a disobbedire, perché obbedisco ad altro, di fronte al quale le vostre leggi ingiuste e criminali, ciniche e orribili non possono niente".

Gli 80mila euro puntano a tappare la bocca, per via finanziaria, alla libera stampa che critica le Ong e nessun indignato speciale alzerà la penna o la voce come alcuni stanno facendo per la chiusura del centro sociale Askatasun o Shahin, l'imam di Torino, graziato dai giudici, che doveva venire espulso per motivi di sicurezza nazionale. Non solo: il sogno, o meglio l'incubo per la libertà, è imporci cosa scrivere come sono già riusciti a fare abolendo la parola clandestini dalle cronache e storcendo il naso davanti a "migranti illegali".

La nuova frontiera del politicamente corretto, che le Ong utilizzano nei comunicati e sperano di imporre, è "persone in movimento". Se non fosse da piangere, davanti all'arma giudiziaria per tappare la bocca alla libera stampa, sarebbe da ridere.

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