Se il Pd è il partito del futuro, per il presente che si fa?

Caro dottor Granzotto, nel coro dei commenti, giudizi e considerazioni sul neonato Partito Democratico di Walter Veltroni - Pdwv - manca il suo autorevole commento. È ammutolito perché folgorato dall'epocalità dell'evento o perché sgomento dalla sua ridondante insignificanza?
Filippo Cambi (e-mail)

E la noia non ce la mette, caro Cambi? Ma non ne ha abbastanza, lei, di tutto il fandango per qualcosa che se non è zuppa è pan bagnato? D'accordo, nasce un nuovo partito. Embé? Cosa c'è di nuovo nel nuovo partito? «Le primarie!», sento rispondermi in coro. Giusto, le primarie. Un buon colpo mandato a segno dal marketing, perché «primarie» sta ad un partito come «fatto a mano» sta ad un prodotto. Acchiappa. Prendiamo una sedia e mi dica lei se sbaglio, caro Cambi: se posta in vendita come «fatta a mano» incontrerà certamente più favore di un'altra prodotta industrialmente. La manualità richiama infatti alla mente la genuinità, il buon tempo antico, l'esperienza, la tradizione e mille altre buone cose per cui uno non sta a chiedersi se quella sedia sarà altrettanto comoda, solida e duratura dell'altra: il fatto che sia stata tagliata, incollata o inchiodata con le mani invece che con un macchinario la fa, ipso facto, migliore. C'è di più: molto entusiasmo - quasi un'estasi - ha suscitato l'ampio e variegato ventaglio sociale dei partecipanti alle primarie (comprese certe monachelle e financo di un vescovo). E ciò significa che la sedia, il Piddì, dovrà andar bene per sederi di tutte le forme e dimensioni, per schiene dritte e schiene curve, per gambe corte e per gambe lunghe, per mangiapreti e baciapile, liberali e comunisti, operai e padroni delle ferriere, garantisti e giustizialisti, per chi ama l'America e chi la detesta, per gli extracomunitari (accorsi in massa, così si è detto, a incoronare Veltroni) e per chi non li vuole vedere al semaforo con lo spazzolone in mano, per chi il kebab e chi la pizza... Buona fortuna.
Veltroni, che fesso non è, sa che per tenere coesa una siffatta brigata deve volare alto, verso gli strati più rarefatti della politica, quella dei Princìpi condivisi, dei Valori, delle belle parole tutte in maiuscolo (cosa che sa fare benissimo ed anzi, sembra che non sappia fare altro) che non ti impegnano. Perché se mette i piedi in terra e affronta temi concreti, per uno che accontenta nove li delude e allora addio consenso. Tant'è che come brand, come segno che contraddistingue il «prodotto Veltroni», egli ha scelto «Il partito che guarda al futuro», che «costruisce l'avvenire». Ovvero l'asso di bastoni di ogni tribuno e di tutte le demagogie perché non comporta verifiche: si lavora per i posteri e dunque saranno loro, caso mai, a chiederne conto. Non che la posterità, ciò che sarà o che potrebbe essere il domani, non stia in cima ai nostri pensieri, ma possibile che dopo le tante conquiste sociali ottenute dai suoi ascendenti comunisti e cattolici, il Piddì sia ancora fermo al concetto che l'unico sol possibile sia quello dell'avvenir? Non dico a un vecchio come me che di futuro da scontare non gliene resta molto, ma ad un ventenne, un trentenne, garberebbe magari che il sole mandasse qualche raggio anche al presente e non soltanto in un mai precisato domani.

Se li ricorda lei, caro Cambi, certi cartelli appesi dietro il bancone dei negozietti di periferia, dove si leggeva: «Domani si fa credito?» A conti fatti, potrebbe benissimo essere il motto del nuovo Partito democratico. Gli starebbe a pennello.

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