RomaDiplomatici? Assai poco stando alla brusca nota diramata ieri dallo Sndmae, che altro non è che il sindacato dipendenti del ministero degli Affari Esteri. E in cui, senza peli sulla lingua e magari esacerbando un po lo stato delle cose, si annuncia uno sciopero per il prossimo 26 luglio, a causa dei tagli previsti dalla manovra con cui «di fatto si prelude allo smantellamento della Farnesina».
Addirittura si arriva a sostenere nella nota che «si sciopera per gli italiani» al cui servizio i diplomatici sono chiamati a lavorare. Saranno contenti cassintegrati e lavoratori part-time, un po meno forse i diplomatici di più alto grado, tipo gli ambasciatori. Che faranno infatti questi ultimi nelle sedi loro assegnate? Incroceranno le braccia? Respingeranno al mittente richieste di colloqui avanzate dai pari grado di altro Paese? Eviteranno di alzare il telefono anche davanti ad emergenze nei Paesi che ci vedono coinvolti con numerose missioni di pace? Ah, saperlo...
Il fatto è che al di là della manovra, sotto sotto, le trasformazioni che si vanno attuando alla Farnesina non piacciono. Quando nel 2002 Berlusconi, assumendo linterim di ministro degli Esteri dopo le dimissioni di Renato Ruggiero, annunciò che i diplomatici dovevano fare meno diplomazia e più affari, in parecchi storsero la bocca. Ora che a Bruxelles si è deciso di formare un corpo diplomatico europeo, si guarda con sospetto allidea che siano altri, in organismi internazionali, a rappresentare la nostra casta di ambasciatori, consoli, funzionari. E poi ci sono i tagli contro cui si alza la voce e si proclama lastensione dal lavoro, ricordando tra laltro come siano proprio i diplomatici a «promuovere linternazionalizzazione delle nostre imprese e ad appoggiarle quando investono e quando partecipano a gare e commesse». Strano, si pensava fosse il governo ad occuparsene, nel caso. Macché! «Quel punto di Pil in più che Berlusconi ha rivendicato al termine della sua ultima missione nelle Americhe - ha fatto sapere il segretario generale dello Sndmae Cristina Ravaglia - non sarebbe mai stato raccolto senza il lavoro assiduo, determinato, spesso testardo, senza il lavoro da professionisti dei nostri diplomatici».
Mica è la prima volta che alla Farnesina si lamentano contro il governo, reclamando un potenziamento (in quattrini, sia chiaro) della struttura. Famosa una semi-rivolta organizzata contro Fanfani nel 58. Lallora presidente del Consiglio aveva molta diffidenza nei confronti dei diplomatici di carriera e riteneva il ministero degli Esteri «una macchina burocratica senzanima», incapace di sostenere le sue iniziative internazionali. Così decise una mezza rivoluzione. Fiorirono le proteste. Fanfani ignorò lo sdegno, facendo salire le scale della carriera a giovani che, ben presto, fecero parlare di sé quanto a spirito diniziativa e capacità di concretizzare i programmi. Tanto che il New York Times, per la penna di un suo editorialista, li chiamò «i Mau Mau», dal nome della tribù keniota più impegnata nella lotta di liberazione dalla Gran Bretagna, di cui era colonia.
La mossa, al tempo, ebbe successo: garantì spazi soprattutto allEni di Mattei e fece ripartire il dialogo col mondo arabo.
Se persino i diplomatici «rompono»
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