Se «Repubblica» lancia una petizione dopo ogni frase del Cavaliere

L’ultima e più eclatante era stata la libertà di stampa. Ma fin lì si poteva pure capire, dai: Silvio Berlusconi a Repubblica aveva appena chiesto un milione di euro per averlo diffamato, i giudici ancora non avevano risposto chiedendone 750 indietro a Fininvest, quindi ci stava, di organizzare una grande mobilitazione attraverso una raccolta firme di massa sul sito web. Firmarono pure Topo Gigio, un tipo di nome «Cazzone» e un evidente omonimo di Emilio Fede, ma che vuoi, sarà stata la foga.
Solo che poi il quotidiano di Ezio Mauro ci ha preso gusto. Il premier definisce «farabutti» alcuni esponenti di media e politica? Ecco che la petizione di cui sopra si allarga alla difesa del diritto di essere farabutti, al doppio urlo di «siamo tutti farabutti» e «la democrazia è in pericolo». Il premier s’infervora contro Rosy Bindi e le dice: lei è più bella che intelligente? Ecco che sul sito di Repubblica compare un nuovo invito a mettere nome e cognome in calce all’appello: «Quest’uomo offende noi donne e la democrazia: fermiamolo», con Michela Marzano, Barbara Spinelli e Nadia Urbinati a denunciare che «è ormai evidente che il corpo della donna è diventato un’arma politica di capitale importanza, nella mano del Presidente del consiglio» (che c’entra? Boh), lanciando la crociata «siamo tutte brutte e antipatiche» perché, appunto, anche da una battuta si evince che «la democrazia è in pericolo». Del resto, quello delle petizioni è sport nazionale qui, fra le più recenti ci sono quella contro il disegno di legge sulle intercettazioni approvato dalla Camera, ma anche quella per proteggere lo scrittore Roberto Saviano.


In attesa del modulo on line per sostenere l’abolizione del Milan, l’abbattimento del Tg4 e la spianata di villa San Martino ad Arcore, viene un dubbio: non sarà che sul web ogni clic è un pezzettino di pubblicità in più? È la democrazia, baby.

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