Esistono concetti trasversali su cui si può lavorare sia con opere d'arte che con scoperte scientifiche. La comunicazione. L'ambiente. Il presente e il passato. Le nuove tecnologie. E persino il concetto stesso di «essere umano», naturalmente, che è, volenti o nolenti, al centro di ogni ricerca di pensiero. Per questo il progetto della Fondazione Marino Golinelli dal titolo «Arte e scienza in piazza», che è stato presentato ieri alla Triennale di Milano, è così interessante per una città in cui, su un concetto trasversale come quello del «cibo» e della nutrizione del pianeta, si sta già riflettendo e si dovrà lavorare per Expo 2015 nei prossimi anni.
Una mostra, «Happy Tech. Macchine dal volto umano», a cura di Giovanni Carrada e Cristiana Perrella, con la consulenza artistica di Silvia Evangelista e in partnership con la Triennale, sarà il cuore dell'evento, che partirà il 22 febbraio a Triennale Bovisa dopo essere approdato a Milano da Bologna, e si chiuderà il 31 marzo. Ma intorno alla mostra ci saranno eventi collaterali, laboratori dedicati ai più piccoli, dialoghi in pubblico tra artisti e scienziati, che riconsegneranno alla disciplina scientifica il sapore della creatività, che da qualche tempo ha perduto, e all'arte il rigore fondativo ed estetico che si è diluito in un pressapochismo imperante. O almeno questo è l'obiettivo della Fondazione Golinelli, che da vent'anni cerca di instillare nei giovani l'amore per la cultura, che è una sola, e non, appunto, per una sola delle sue espressioni, anche grazie a centri permanenti di formazione, il Life Learning Center e lo Start, attivi a Bologna in collaborazione con la locale Università.
Con «Happy Tech», al cui catalogo abbiamo avuto l'occasione di dare uno sguardo in anteprima, si cercherà di realizzare «uno sguardo sulla futura società della conoscenza»: la tecnologia felice «stimola una profonda riflessione sul delicato e spesso controverso rapporto tra arte e scienza, discipline che nella società contemporanea tendiamo a considerare come abiti separati - addirittura divergenti - dell'agire umano», afferma Davide Rampello, presidente di Fondazione Triennale Milano. Mentre artisti e scienziati hanno cominciato a divergere solo nel Settecento: «Nel Rinascimento - prosegue Rampello - il realismo del Mantegna nasceva da approfonditi studi di anatomia, la prospettiva di Piero della Francesca era geometria, mentre la matematica di Luca Pacioli e le architetture di Brunelleschi erano anche altissime forme d'arte». Ecco perché nel progetto si fondono l'arte contemporanea e le scoperte scientifiche in modo quasi naturale, come se l'accostamento fosse sempre stato sotto i nostri occhi; ecco perché «il nuovo a misura d'uomo» pretende che si reintegri una dimensione appunto umana nelle tecnologie. E' vero che dalle coltivazioni iperefficienti agli organismi geneticamente modificati, dai refrigeranti dei frigoriferi al buco nell'ozono, dall'uso dei combustibili fossili all'alterazione del clima globale il passo è breve, ma se compiuto consapevolmente può evitare disastri. E questa consapevolezza può essere recuperata anche grazie all'arte, che come una lente di ingrandimento speciale sottolinea che cosa stiamo perdendo per strada. La direzione che arte e scienza stanno prendendo insieme, ma spesso arrivando da strade diverse sull'utilizzo di materiali naturali, sulla sostenibilità, sull'utilizzo della multimedialità, lo «spettacolo» della chimica e dell'astronomia, della robotica e del design saranno alcuni dei temi affrontati nelle giornate dedicate all'evento.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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