Capisco l’irritazione dell’onorevole Bocchino. Nel mio pezzo preannunciavo una «forzatura giornalistica» utile per sviluppare un ragionamento. E come tutte le forzature (sì ad un premier gay, no ad uno leghista) anche quella del Giornale è apparsa sgradevole all’interessato. Non è evidentemente bastato manifestare che si trattava di una forzatura per addolcire il sapore amaro. Ma questi sono affari che due persone si possono sbrigare tra loro con una telefonata.
E però Bocchino deve cavarsela con i suoi alleati (fino a prova contraria) quando scrive «che un premier leghista, in sostanza, sarebbe l’anticamera della frattura totale e finale della coesione sociale e nazionale». Gentile Bocchino, può essere che ciò che Lei sostiene sia vero. Ma allora non si capisce bene il motivo per il quale governiate insieme ai leghisti questo Paese. Saranno «perfetti» come dice Lei, ma quel vizietto di «fratturare» come si concilia con un nazionalissimo ministero dell’Interno, o dicastero delle Riforme: se il tasso di «pericolosità nazionale» dei leghisti è così elevato forse sarebbe meglio fare un piccolo ragionamento di coabitazione sin da ora. È evidente che il partito di maggioranza relativa di questo Paese (fino a prova contraria è il Pdl) ha buon titolo a rivendicare la premiership e a difenderla fino in fondo. Ma Lei non usa questo argomento: la tesi che ripete è che i leghisti «ci farebbero rischiare la secessione del Sud dal Nord». Insomma la critica è, per usare un vecchio refrain, programmatica, ideologica. E dunque ben profonda. La sua lettera ha dunque l’indiscutibile pregio di fare chiarezza: c’è un’anima (quanto estesa?) del Pdl che i leghisti non li sopporta proprio.
Infine Bocchino mi permetta un ultimo appunto. Lei ha ragione, in Germania Stoiber non ha mai fatto il Cancelliere, ma il leader della bavarese e superterritoriale Csu si è candidato per quella carica. Ha perso per 6.
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