Se il sindaco vieta anche la vendita di un chewing-gum

ORBETELLO Per non trovarsele per terra vogliono proibire le gomme da masticare

A Milano non si può più vendere l’alcol ai minorenni. A Venezia hanno dichiarato guerra ai piccioni di piazza San Marco. A Genova non è ammesso andare in giro la sera con bottiglie di vetro in mano. A Firenze ha avuto cacciato i lavavetri. A Roma non si può mangiare seduti davanti a fontana di Trevi. A Napoli non si può fumare nei giardini pubblici e vicino alle aiuole.
Ecco una sintetica mappa dell’Italia dei divieti. Perché nelle nostre città si sta combattendo una crociata anti-degrado. E i nuovi paladini della buona educazione, del decoro e del senso civico sono i sindaci. Armati di ordinanze hanno varato la linea dura e sono pronti a infliggere una raffica di multe a chi sgarra.
Divieti e altolà non solo nelle grandi città, ma anche nei centri più piccoli e nelle mete turistiche. L’Italia dei mille comuni si difende dall’incuria urbana e dalla maleducazione dei suoi abitanti e non solo, a colpi di editti firmati dagli amministratori di ogni colore politico. La valanga di ordinanze piovute sulle città negli ultimi mesi potrebbe rappresentare una sorta di decalogo del bon ton, che dovrebbe essere patrimonio di tutti e che invece in Italia si impone soltanto a colpi di sanzioni.
La lista dei divieti è lunga come è lungo l’elenco dei fautori e dei detrattori. Dalla guerra ai graffitari alle contravvenzioni per chi si sdraia nei parchi comunali, dal «silenzio» imposto ai tagliaerbe nei fine settimana allo stop alle passeggiate in costume fuori dalla spiaggia, dalla doverosa lotta alla prostituzione, che trasforma le strade in alcova in pieno giorno, alla divieto di sedersi sulle panchine pubbliche di notte.
Da Nord a Sud nell’aria rimbombano le voci dei cittadini che etichettano, in un girotondo di giudici e pareri, come illuminati, buonisti, regressivi e ipocriti alcuni nuovi divieti. A Lecco non si può chiedere l’elemosina in piazza, a Voghera guai a sedersi, a Is Aruttas (Oristano) non si può fumare in spiaggia, a Eboli è bandito baciarsi in auto.
Intanto non si è ancora spento il clamore dei giorni scorsi per il caso di Trieste, dove un cittadino polacco di 30 anni, sorpreso a fare la pipì, in pieno giorno, davanti alla statua della principessa Sissi, in piazza Libertà, è stato multato di 500 euro dai vigili urbani. La multa - resa nota dalla stessa Polizia municipale - è stata inflitta sulla base di un’ordinanza del sindaco Roberto Dipiazza per la «tutela e il decoro della qualità urbana». Anche luoghi simbolo d’Italia, come Assisi, vivono la loro battaglia quotidiana per garantire la decenza. Scriveva lo scorso anno il sindaco della città di San Francesco che le ordinanze anti nomadismo e accattonaggio hanno l’obiettivo di «difendere cittadini, ospiti, luoghi pubblici e sacri da coloro che compiono, o tentano di farlo, atti di microcriminalità». È chiaro poi che si arriva anche a casi limite, come quello dell’ordinanza, per la verità soltanto paventata, del sindaco di Orbetello, in Toscana, contro la vendita delle gomme da masticare: estrema soluzione per evitare che siano gettate in terra o attaccate alle panchine dei parchi. Minaccia per fortuna rimasta tale.

Un decalogo di divieti «curiosi» viene da un regolamento di polizia municipale proposto a Firenze: niente bivacchi su suolo pubblico o sui gradini dei monumenti o chiese (dove invece si potrà stare seduti); proibito lavarsi o lavare animali nelle fontane così come dare da mangiare ai randagi. È poi vietato non raccogliere escrementi dei cani, attaccare i «lucchetti dell’amore», lanciare sassi o frisbee e anche stendere i panni sulle facciate dei palazzi. Le multe? 160 euro.

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