Se Steven Spielberg pensa al futuro il risultato è giurassico

Il futuro è un disastro, il passato chissà. È questa l’idea che fa da sfondo al telefilm più atteso della stagione autunnale. Stiamo parlando di Terra Nova la serie prodotta da Steven Spielberg e da Brannon Braga (un signore che ha messo le mani in tutte le più recenti serie di Star Treck) che andrà in onda praticamente in contemporanea negli Usa e in Italia su Fox, (da noi la prima puntata pilota arriverà sugli schermi il 4 ottobre, alle 21 -Fox Italia canale 111 di Sky- e sarà visibile in anteprima domani al RomaFictionFest). Per quanto riguarda gli effetti speciali, e c’era da aspettarselo nessuno resterà deluso. La storia inizia alle soglie dell’anno 2150 su un pianeta Terra ormai disastrato. E la megalopoli ricostruita da Spielberg&Co è la più bella che si sia vista dai tempi di Blade Runner (verso le cui ambientazioni i rimandi sono moltissimi e voluti). Con claustorfobia crescente si scopre un mondo contaminato in cui è impossibile girare per le strade senza una mascherina: le nuvole e la pioggia sono solo un ricordo e se qualcuno torna a casa con un’arancia nascosta nello zaino, beh, è un colpaccio vitaminico per tutta la famiglia. Da questo punto di vista gli Shannon, al centro della storia, se la passano abbastanza bene: il padre poliziotto e la madre medico, professioni necessarie, garantiscono a loro e ai pargoli di vivere in un lussuoso appartamento di qualche decina di metri quadri dove tutti respirano e mangiano. Peccato che gli Shannon abbiano «sforato» sul numero di figli consentiti e nascondano alle autorità la bimba più piccola, Zoe. Verrà scoperta in una brutale perquisizione e nel tentativo di difenderla il padre Jim finirà in galera.
Unico modo di sfuggire al destino di questo pianeta morente? Scappare nel passato. Una gigantesca macchina del tempo, una specie di doppio ciclotrone, consente di tornare indietro nel tempo: ci sono piccole colonie umane posizionate a circa 80 di milioni di anni nel passato per non avere interferenze col presente. Ecco, gli Shannon dopo una rocambolesca evasione di Jim riusciranno a sfuggire all’occhiuta sorveglianza che separa i salvati (coloro che possono fuggire verso il passato) dai sommersi (che restano a vivere nel presente). Arrivano così a Terra Nova una comunità posizionata nel Cretaceo (la vera era dei dinosauri e ci spiace per Jurassic Park) una sorta di Far West in cui ricominciare la propria vita da capo, almeno dopo che il leader dell’insediamento, il comandante Nathaniel Taylor (interpretato da Stephen Lang, il cattivissimo colonnello Quaritch di Avatar) decide di chiudere un occhio sulla loro fuga. E di nuovo gli effetti speciali fanno la loro parte: vedute dall’alto di un mondo edenico, grandi dinosauri erbivori che si avvicinano agli umani per farsi nutrire di tenere foglioline, cattivi carnotauri che assaltano i veicoli che si avventurano fuori dal recinto dell’insediamento, assalti notturni di veloci slasher (un dinosauro che in realtà non esiste...). Quanto alla trama: ovviamente il paradiso perduto si rivela molto meno paradiso del previsto, spuntano incisioni rupestri dall’aria aliena che lasciano supporre che i viaggi nel tempo non servano solo a salvare la specie umana, arrivano i «Sixers» altri coloni in lotta con quelli di Terra Nova...
E il plot funziona, anche se non si fa mancare luoghi comuni e qualche stranezza: ’sti dinosauri sono veloci come macchine di formula uno e non muoiono mai (pare su indicazione dello stesso Spielberg che pensa il pubblico sia contento così) nemmeno se gli sparano con tutto l’arsenale del ventiduesimo secolo. Ma forse il vero appunto da fare a Terra Nova è un altro.

Ormai nessuno sembra essere disposto a pensare a un futuro che non sia una fuga nel passato con un’aggiunta di predicozzo ecologico fuori tempo massimo (capita, in senso lato, anche con Avatar). Uno sforzo di fantasia, se non di ottimismo, non guasterebbe...

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