«Se tagliata male sono sufficienti poche sniffate»

Granulomi sottocutanei, vasi sanguigni cicatrizzati e inservibili, riassorbimento dei tessuti: il naso dei cocainomani è spesso devastato. Gaetano Paludetti, direttore dell’Istituto di clinica otorinolaringoiatra del Policlinico Gemelli, conferma che la patologia (medica e sociale) è sempre più diffusa: «Sono venute da me persone con due buchi al posto del naso, senza più tessuti. Sono sempre più numerosi quelli che chiedono un intervento, anche se quasi tutti non ammettono che la causa scatenante è la cocaina. Ma è importante per un chirurgo saperlo, anche perché i tessuti sono così deperiti che è molto complicato procedere a una ricostruzione. Tutti dicono che hanno smesso, ma quasi tutti poi riprendono ad assumere cocaina, e non è raro il caso di gente che torna, dopo alcuni anni, per rioperarsi». L’identikit? «Non c’è, diciamo che si va dai 20 ai 60 anni di età, ma talvolta anche oltre, e spesso sono persone insospettabili.

Di certo il naso rovinato dalla cocaina è una patologia emergente, ma non la sola: esistono casi di persone che hanno buchi nel palato, con la comunicazione tra naso e palato aperta, a causa dell’effetto distruttivo della coca. È una cosa molto seria, e non è necessario essere cocainomani da molti anni: se la droga è tagliata male, bastano poche sniffate per avere le vie respiratorie danneggiate».

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