da Roma
Senatore Bordon, qual è la vostra posizione sul ddl Welfare?
«Sul protocollo cè stato un ampio confronto tra le parti sociali. Una modifica rischia di rappresentare un grave elemento di delegittimazione dei corpi intermedi. In particolare dei sindacati che hanno promosso il referendum».
La commissione Lavoro ha apportato cambiamenti, allargando della platea dei lavori usuranti.
«Il debito pubblico pesa su noi e può compromettere lo sviluppo. Il rigore è la misura più di sinistra che possa esistere. Il senatore Pagliarini ha detto che le modifiche non comporteranno maggiore spesa. O non è vero e allora è preoccupante. O è vero e stiamo creando aspettative che non riusciremo a soddisfare».
Che cosa farete?
«Parlo a nome di Ud ma lo pensano anche i Liberaldemocratici: se il testo che arriva al Senato sarà diverso dal protocollo, avremo un problema serissimo a votarlo. Anche con la fiducia».
Ma lesecutivo si è riservato una tale possibilità.
«Sconsiglierei la fiducia su un testo diverso da quello uscito dagli accordi e la sconsiglierei su un testo ancora diverso al Senato. Non sono sospettabile di interessi privati perché mi dimetterò da senatore. Sperare che si possa riappiccicare la maggioranza con la fiducia è un tuffo nel quale si rischia di sbattere».
Il sottosegretario Letta e il segretario del Pd Veltroni vogliono mediare.
«O cè un testo o non cè. Sono affermazioni un po in politichese. Attendo di capire e così gli amici di Dini».
Se i cambiamenti fossero vostri, penserebbe le stesse cose?
«Sì. È chiaro che, avendo un certo peso, avremmo potuto pretendere modifiche più riformiste, ma sarebbe stato un errore. Qualcuno, in previsione di una rapida consultazione elettorale, potrebbe fare danni».
E degli altri cambiamenti cosa pensa?
«Quando cè una mediazione si chiude con fatica. È lecito ridiscutere, il Parlamento è sovrano. Ma si rischia, oltre al danno alla concertazione, un problema politico. Ogni cambiamento produce danni esterni e interni».
Vuol dire qualcosa alla sinistra radicale?
«Mi rivolgo a tutti. Il governo difenda il protocollo. La maggioranza voti la fiducia sul testo originale. Alla sinistra dico che se tutti mettono la propria bandierina laccordo non regge un minuto di più».
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