RomaEra il 18 marzo, faceva ancora freddino e Luigi De Magistris, ex pm di Catanzaro, oggi eurodeputato dellIdv, annunciava così in unaffollata conferenza stampa lora delle decisioni irrevocabili, cioè la sua uscita dalla magistratura: «La mia è una scelta irreversibile, anche qualora non venissi eletto». David Sassoli invece, ex vicedirettore del Tg1, oggi capogruppo della delegazione del Pd a Bruxelles, la sua solenne promessa la fece in un già torrido 19 maggio mentre cercava voti al mercato di Campo de Fiori. «Senta, io la voto, ma non è che poi mi ritorna indietro come Santoro, eh?». «No, io ho deciso di cambiare vita»: questo il botta e risposta, riportato da Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera, tra unintraprendente signora e il conduttore tv.
Invece nulla. Dalle elezioni sono passati quasi tre mesi e i due parlamentari europei sono ancora lì. Niente dimissioni, ma solo una più comoda aspettativa. E così, a ricordare gli impegni presi nei mesi scorsi, ci pensa Dagospia, che periodicamente, come una sveglia che suona ogni sette-dieci giorni, invita i due a fare il passo promesso. Lultimo avviso, lultimo post-it, risale a lunedì scorso. «Ricordare ai deputati europei David Sassoli e Luigi De Magistris che la loro lettera di dimissioni, rispettivamente dalla Rai e dalla magistratura (tanto annunciate boriosamente ai quattro venti in campagna elettorale come dovere morale in caso di elezione a Strasburgo) ancora non risultano pervenute né a viale Mazzini né a Palazzo de Marescialli. Un disguido postale?».
Chissà, forse è solo una questione di tempo. Ad esempio, che De Magistris avrebbe lasciato definitivamente la toga, lo aveva assicurato Antonio Di Pietro in persona: «Si dimetterà dalla magistratura subito dopo le elezioni. Io lho fatto e anche Luigi lo farà. Pure lui, come me, pensa che una volta che da magistrato si passa alla politica, la strada sia senza ritorno. Per noi dellIdv questa è una regola non scritta che ci applichiamo, non un generico richiamo».
Infatti, lex pm di Catanzaro non si è ancora cancellato dai ruoli. Ad aprile, sembrava già aver cambiato idea: «Me ne andrò dalla magistratura soltanto quando lo dico io». In quelloccasione si diceva pure contrario a una legge che chiudesse una volta per tutte le porte girevoli tra secondo e terzo potere. «Ma un mio ritorno sarebbe inopportuno - aggiungeva - perché la scelta dellattività politica è per me definitiva». Perché allora resta ancora lì? «Non mi sono dimesso finora perché trovavo brutale un taglio netto e radicale». Poi però è rimasto anche dopo le elezioni, nonostante linvito abbastanza esplicito di Nicola Mancino, vicepresidente del Csm: «I magistrati che scelgono la politica non dovrebbero tornare più in magistratura». E a metà luglio De Magistris ha chiesto al Consiglio Superiore di prorogare il provvedimento che congela il suo posto di lavoro, prolungando laspettativa per tutta la durata del mandato a Bruxelles. Lui comunque su Facebook ha confermato che se ne andrà, «ma i tempi delle dimissioni non me li farò indicare o dettare da nessuno».
Ok, si tratta dunque solo di aspettare. Quanto però a Sassoli, i tempi di attesa rischiano di essere lunghi.
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