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Se vince Alemanno un cataclisma nel Pd

La sconfitta metterebbe in crisi il modello "piacione" messo a punto dai sindaci di sinistra: non scontentare nessuno, farsi amici costruttori e sindacati

Se vince Alemanno un cataclisma nel Pd

Peppino Caldarola

Sarebbe un cataclisma per la politica. Alemanno sindaco metterebbe in primo luogo in crisi un particolare trasversalismo della sinistra che è solo capitolino. C’è, in effetti, un modello Roma ed è un modello «pigliatutto». In concreto è la promozione e l’ascesa finora irresistibile di un ceto politico di cinquantenni, al tempo stesso largo e chiuso al proprio interno, amico dei costruttori romani «ma anche» in buoni rapporti con i sindacati, espressione della Roma popolare «ma anche» della Roma radical chic, in sintonia con la Roma della Rai e con quella di Maurizio Costanzo. La Roma che dialoga con Oltretevere «ma anche» s’affanna se protestano le associazioni gay. Il modello romano non è mai stato, però, un modello sociale, come quello emiliano, perché, a differenza di quello, è nato e cresciuto solo nel grande circo della politica e da lì non è mai uscito.
La vittoria eventuale di Alemanno sostituirà il «ma anche» con un prosaico «un po’ di più». Sarà una Roma «un po’ di più» vicina alla lobby dei grandi costruttori, sarà una Roma «un po’ più papalina», sarà la Roma «un po’ più» amica del generone romano, sarà la Roma dello spettacolo «un po’ più» di tradizione. Sarà, come prima, la Roma dei salotti, sempre gli stessi. Sarà anche la Roma dei voltagabbana, che rappresentano, da sempre, una quota non irrilevante della mondanità e della intellettualità della capitale.
Se Alemanno sarà un sindaco moderno il cambio potrà dare anche uno scossa positiva alla città, rimescolare le carte, mutare gli assetti. Queste cose fanno bene. Ma dovrà dimenticarsi di essere il sindaco di destra, dovrà rinunciare a fare il sindaco-sceriffo, dovrà evitare di fare come quei sindaci di sinistra che una volta eletti si considerano «simboli» già consegnati alla posterità.
La vittoria di Alemanno sarebbe fuori di Roma (uso il condizionale perché il computer trema al solo pensiero) l’inizio di uno sconvolgente terremoto politico nello «schieramento avverso a Berlusconi». Se vince Alemanno Roma manderà all’opposizione Veltroni, Rutelli e Bettini. E mandandoli all’opposizione li manda in rovina. Perché la vittoria di Alemanno significherebbe in primo luogo tre cose. La conclusione di due carriere politiche. Quella di Rutelli, consegnato in giovane età al ruolo di ininfluente notabile e quella di Bettini, che vedrebbe crollare il breve sogno imperiale coltivato nelle abbondanti cene di questi mesi.
La sconfitta di Roma per Veltroni significherà la scelta fra tre destini: quello dell’ex premier francese Jospin, con l’orgoglioso auto-esilio, quello di Ségolène Royal, con il difficile restare in campo contro gli elefanti del proprio partito, quello di Al Gore, il più grande affabulatore del pianeta. E allora? Allora la vittoria di Alemanno sarebbe la vittoria nel Pd di quelli che voglio un Partito democratico «normale», con i congressi, le correnti, le tessere, con l’eterno D’Alema che dà le carte e i popolari tentati dallo stare con lui o andarsene con Casini. A meno che non sia Casini a raggiungere Follini nella nuova casa.
Se vince Alemanno, gli unici a mettersi in nero saremo noi di sinistra. Nero per il lutto, s’intende. Lutto stretto, perché la sconfitta che in queste ultime ore appare possibile, qualche giorno fa, o solo qualche mese fa, era del tutto improbabile. Con Alemanno vince la Roma di destra. Ma la Roma di destra è una Roma fascista? Queste etichette ormai non descrivono più il panorama politico e sociale romano. È certo che con Alemanno vince «anche» una Roma che vive nella nostalgia o nell’indifferenza rispetto al fascismo. Ma niente di più.

Ormai c’è un’area politica estrema, di destra o di sinistra, che è indifferente alla politica parlamentare e mette tutti nello stesso mucchio. Con Alemanno vince una Roma ultramoderata, nettamente di destra, ben radicata in alcuni quartieri bene e in molte borgate. Non sarà un bello spettacolo, per noi di sinistra, ma la città non precipiterà nel dramma.

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