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Secchiona bocciata per una telefonata

E' successo al liceo scientifico Cassini di Genova. La ragazza è stata "beccata" al cellulare durante gli esami di maturità. La difesa: "Avevo già terminato il compito. L'ho acceso per leggere l'ora"

Secchiona bocciata per una telefonata

Lei c’è rimasta male. I suoi genitori malissimo. Questa è la storia di una studentessa modello tradita dal cellulare. La classica «secchiona»? No, una ragazza da «100 e lode» piena di interessi extrascolastici. Insomma, non solo libri ma anche musica e sport. Lei ora piange. Mamma e papà cercano di consolarla: «È un’ingiustizia, Non finisce qui... ». È un’ingiustizia... ». Poi - a denti stretti - con i parenti e gli amici che chiedono spiegazioni usano un’espressione più forte: «Quelli lì hanno fatto davvero una carognata».
«Quelli lì» sono i professori della commissione di maturità del liceo Cassini di Genova, l’istituto frequentato per cinque anni (e con ottimi risultati) dalla ragazza sospesa dagli esami di Stato per essere stata sorpresa, nel giorno della prova scritta di matematica, a smanettare con il telefonino.
«Ma davvero adesso dovrò ripetere l’anno?» chiede incredula la giovane vittima della circolare n. 801/Dip. del 26.05.2007 che prevede la «sanzione dell’esclusione» per coloro che si fanno beccare all’esame armati di «dispositivi tecnologici».
«Nostra figlia aveva una media che le avrebbe sicuramente fatto conseguire la maturità con il massimo dei voti. Che bisogno aveva di copiare dal telefonino?», hanno protestato i genitori con il preside dello scientifico Cassini.
«Tutto vero, il suo credito era di 23 punti su 25. Ma la legge è legge», conferma - dispiaciutissimo - il capo d’istituto al Secolo XIX che ieri, in prima pagina, ha riportato la notizia della studentessa condannata dal cellulare «bis». Già, perché il primo telefonino la maturanda dello scandalo l’aveva consegnato regolarmente appena entrata in aula, «dimenticando» però di posare sulla cattedra anche il cellulare di riserva. Ed è stato proprio quest’ultimo a inguaiarla. Secondo la ricostruzione fatta dalla commissione ispettiva, la studentessa sarebbe infatti stata sorpresa col telefonino acceso pochi attimi prima della consegna finale del problema di matematica.
«I calcoli li avevo già tutti completati e stavo per consegnare l’elaborato; il cellulare l’ho acceso successivamente. E non certo per copiare, volevo solo controllare il tempo che avevo ancora a disposizione», ha tentato di difendersi lei. «Non sta a noi accertare se la candidata abbia copiato o no - replicano dal provveditorato agli studi di Genova -. L’esclusione dall’esame scatta in base alla semplice detenzione del telefonino. Quando la ragazza è stata scoperta con il cellulare acceso, aveva ancora il foglio sul banco e mancavano pochi minuti alla scadenza del tempo concesso per la prova».
Il preside del Cassini è rammaricato: «Dubito fortemente che la giovane avesse intenti fraudolenti, ma è comunque una leggerezza imperdonabile». Parole che, per la famiglia della ragazza, sono sale sulla ferita: «Ma se è stato accertato che non ha avuto nessuno contatto con l’esterno, perché tanta ottusa severità? È possibile costringerla a ripetere l’anno per una simile sciocchezza?».
Per lei, a settembre, dovevano aprirsi le porte dell’università, invece si ritroverà di nuovo tra i banchi del liceo. Salvo che l’intera questione venga ribaltata, in tempi record, dal Tar a cui i genitori della ragazza sembrano orientati a presentare ricorso. Un ricorso che, in punta di diritto, avrebbe buone possibilità di essere accolto. L’anno scorso, infatti, il Consiglio di Stato ha dato ragione a un ragazzo di Pisa espulso dalla maturità perché - attraverso la verifica dei tabulati - si è riusciti a dimostrare che dal cellulare col quale era stato sorpreso durante l’esame «non era stata effettuata nessuna comunicazione esterna». Insomma, come dire: se il telefonino resta «muto» si può chiudere un occhio, benché il cellulare resti pur sempre un oggetto off limits alla maturità.

Ma la giurisprudenza, in tema di telefonino, non è univoca: anno ripetuto, senza pietà, per il privatista di Mestre del cui zaino, sul più bello da prova scritta, partì un’inconfondibile suoneria. La musichetta era quella della trasmissione «90° minuto». Sigla perfetta per una bocciatura in zona Cesarini.

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