In questi mesi di celebrazioni risorgimentali e d'Unità, tra i ghiotti documenti di storia patria che andrebbero letti avidamente ve n'è uno ghiottissimo: le Memorie della spedizione volontaria in Sicilia, scritte di pugno da Stefano Canzio, generale a soli 34 anni, che partecipò allo sbarco di Marsala, alla battaglia di Calatafimi, fu testimone di Teano, salvò a Mentana la vita di Garibaldi e ne fu genero. Ne conobbe la figlia Teresita, che sposò a Genova, proprio accompagnando il generale a Caprera. Suoi sono i diari che coprono la preparazione e il periodo intero della Spedizione dei Mille, vergati col lapis su taccuini inglesi in pelle nera: orari di partenza, punti di combattimento, la consistenza delle squadre, l'elenco dei caduti e curiosità quotidiane, come le spese per la sartoria e i profumi. Tutto arricchito da disegni e schizzi, molti dei quali raffigurano proprio l'eroe dei due mondi e i luoghi di battaglia. E sotto la data del 27 Maggio, giorno nel quale Canzio fu ferito, si legge «Alle ore 3 ant. restai ferito mentre incalzavo il nemico alle Baj fu portato in un portico di poi all'Ospitale di S. Anna ma preso di nuovo dai Bombardieri Napoletani dovettimo sloggiare una bomba Cadde proprio nel Cortile vicino alla mia Stanza Mi portarono nell'Ospitale dello Spasimo qui siamo al sicuro presso un antico fabbricato saraceno tutto a volte. Il Bombardamento cominciò».
I due preziosi libretti sono uno dei tesori della Biblioteca di via Senato: manoscritti e autografi, documenti quasi tutti inediti o per lo più sconosciuti, rarità vere insomma, di cui si sente, in mezzo a «tanta frivolezza di pubblicazioni di ogni genere» (la frase è contenuta in una lettera, manoscritta e datata Napoli, 26 luglio 1836, di Giacomo Leopardi al marchese Vincenzo Mortillaro) e a tanti «inediti virtuali» di cui si farebbe volentieri a meno, grave mancanza. Rarità a cui si aggiunge una serie di libri di letteratura del Novecento, con dedica autografa dell'autore e perciò considerati «unici», tutti raccolti dalla Biblioteca nella sua ormai più che decennale attività. Per la prima volta esposte all'ultima Mostra del Libro Antico in Permanente, queste rarità vengono ora offerte al pubblico in una esposizione accattivante, che dura fino al 3 giugno, nella sede della Fondazione in via Senato al 12, che ha proprio per titolo «In tanta frivolezza...», prendendo spunto dalla lettera originale del poeta di Recanati, qui esposta.
Tra gli ultimi arrivati nelle acquisizioni, come racconta il penultimo numero del mensile la Biblioteca di via Senato (che si può scaricare gratuitamente dal sito bibliotecadiviasenato.it), le sterminate carte di Curzio Malaparte e i controversi Diari di Mussolini. E altre storiche testimonianze, come le lettere di Tomasi di Lampedusa al cugino Lucio Piccolo, le lettere di Giacomo Manzù a Nino Bertocchi, manoscritti del Tommaseo e di Gentile, l'autografo Pomponio e Cirillo di Aldo Palazzeschi (poi stampato con il titolo Storia di un'amicizia), una commedia inedita manoscritta di Luigi Capuana in dialetto siciliano, le memorie manzoniane del canonico Giulio Ratti, il manoscritto Le Fil de la Soie di Jacques Prévert, i libri e la minuta grafia di Jorge Luís Borges nel suo racconto Las ruinas circulares.
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