Secondo l’accusa avrebbero fatto pressioni per ottenere i biglietti della finale di Champion’s League. In cambio promettevano di «tenere buoni i ragazzi» Arrestati 7 ultrà del Milan: ricattavano la società

Le multe e le squalifiche del campo erano l’arma della curva per minacciare il club

Secondo l’accusa avrebbero fatto pressioni per ottenere i biglietti della finale di Champion’s League. In cambio promettevano di «tenere buoni i ragazzi» Arrestati 7 ultrà del Milan: ricattavano la società

«Vogliono farci le scarpe, tanto poi a chi gliene frega di dare i biglietti a loro o di darli a noi». Così, al telefono, discutono due ultrà milanisti del gruppo «Commandos tigre». In curva sud, al Meazza, è tempo di faide. Una nuova formazione è nata, sulle ceneri della disciolta «Fossa dei leoni». «Guerrieri ultras». Cercano spazio tra le frange del tifo. E, soprattutto, mirano a un riconoscimento da parte del Milan. Perché dietro la fede calcistica, esistono interessi economici: il mercato del bagarinaggio e il merchandising della curva. Ogni mezzo è lecito. Dalle aggressione ai gruppi rivali alle intimidazioni nei confronti della società di via Turati. E sette «Guerrieri» sono stati arrestati, con l’accusa di associazione per delinquere, tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale e lancio di oggetti durante una manifestazione sportiva. Nelle scorse settimane, l’ultima minaccia al club. Tagliandi per la finale di Champion’s League di questa sera, «o non saremo più in grado di tenere buoni i ragazzi della curva».
Una «cupola» agli ordini di Giancarlo «Sandokan» Lombardi e Giancarlo Capelli (il «Barone», capo storico della curva rossonera), seguiti da Mario Diana, Claudio Tieri, Alessandro Pozzoli, Marco Genellina, e Federico «Pablo» Zinguerenke. Gli agitatori della «sud», costati al Milan multe e il rischio di vedersi squalificare il campo. Per questo, la società avrebbe dovuto cedere ai ricatti dei «Guerrieri».
Milan-Lilla del 6 dicembre scorso. A San Siro vengono accese torce e fumogeni. Lombardi invia un sms a Diana: «Dopo che sono state accese, ma tante, chiamami». Pochi minuti dopo, ancora Lombardi: «Grande, le ho viste». E poi, «Bella torciata». L’ultimo messaggio di Sandokan è delle 21.22, a Pozzoli: «Sì, camerata, ma per le torce diffidano il campo?». Ancora, Milan-Torino. Lombardi, dopo il lancio di due torce, commenta con Zinguerenke: «Dici basta?». Risposta: «Penso di sì, sicuramente un altro giro è una botta. L’arbitro ha scritto». Ancora Lombardi: «Allora basta!». Alle 18.17, Lombardi chiama Pablo: «Ma secondo me, se chiami il Milan e chiedi un incontro adesso te lo danno...». Questa la pretesa: agire in una «zona franca» e diventare interlocutori della società. Perché «la costituzione dei “Guerrieri ultras” - scrive il gip Federica Centonze nell’ordinanza di custodia cautelare - non è che un pretesto per stabilire una posizione di egemonia che prevede la commissione di delitti anche gravi, quali il ferimento di Avignano (il tifoso aggredito a colpi di pistola lo scorso 16 ottobre a Sesto san Giovanni, ndr), lo sfondamento dei cancelli, l’estorsione e che consenta la gestione degli affari che ruotano intorno allo stadio». In particolar modo, «la gestione dei biglietti concessi dalla società Milan», così da «determinare notevoli introiti per i gruppi organizzati».
L’ultimo business, la finale di coppa. Il 10 maggio scorso, Sandokan e il Barone si presentano nella sede del Milan. Parlano con la responsabile del settore booking della società rossonera, e con l’amministratore delegato del «Milan Entertainment». Pretendono biglietti per la partita contro il Liverpool. La società prende tempo. I «Guerrieri» chiedono di incontrare il presidente Sivio Berlusconi. L’avvertimento è che «siamo in grado di condizionare l’atteggiamento di tutta la tifoseria ultrà della curva, verso chicchessia». La minaccia, più esplicita, è di non essere più in grado di «tenere buoni i ragazzi». Ancora, tra il 14 e il 17 maggio scorso, in via Turati arrivano e-mail minatorie. Nel frattempo, la contestazione monta anche a San Siro. Striscioni e cori contro l’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani.

Lo scorso 9 gennaio, dopo aver sporto denuncia, Galliani ha spiegato agli investigatori della Digos di aver saputo «dalla Gozzi che le richieste di questi tifosi riguardavano disponibilità e gestione dei biglietti della curva sud», ma di «non aver mai avuto alcun tipo di rapporto diretto con il tifo organizzato».

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