Sedici ergastoli ai Casalesi Maroni: «Sono soddisfatto»

Carcere a vita. Fine pena mai. La Corte di cassazione ha confermato la sentenza del processo Spartacus nei confronti di capi e aderenti al clan dei Casalesi. In particolare i supremi giudici hanno reso definitive le 16 condanne all’ergastolo emesse nei confronti di altrettanti imputati, tra cui Francesco Schiavone, detto Sandokan e Francesco Bidognetti. Il pg aveva chiesto la conferma della sentenza già emessa della Corte d’assise d’appello di Napoli. «Sono molto soddisfatto che la Cassazione abbia confermato le condanne a vertici del clan dei Casalesi nel processo Spartacus», ha dichiarato il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il processo Spartacus è arrivato alla fine. Ma al capolinea solo l’ufficio dell’accusa può gioire. È un premio per chi ha fatto le indagini, piazzato le microspie, ascoltate migliaia d’ore di intercettazioni, convinto i pentiti a diventare tali. Assunto il ruolo difficile di dare un volto allo Stato, come dicono i sociologi, in una situazione di guerra, che ha prodotto assassini e continua a mietere vittime e fare guadagni. Perché tre imputati, Mario Caterino, Antonio Iovine e Michele Zagaria, anche loro condannati al massimo della pena sono ancora latitanti, e capaci di dettare legge, secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Nel verdetto sono state confermate anche le condanne per Antonio Basco, che aveva avuto 21 anni di pena, Luigi Diana, che ne dovrà scontare 16 e Nicola Pezzella, 15.

Nell’aula della Cassazione non più di 10 persone ad ascoltare la decisione. La storia dice che è dal 1986, anno della sentenza Bardellino, che mancava una condanna definitiva alla rete criminale più potente del casertano.

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