Seedorf: «Vi racconto quei minuti di terrore a casa mia»

«In tre armati e a volto coperto, ma nessuna violenza. Ho avuto paura per mia moglie e la bambina»

da Milano

«Non sapevano che quella fosse casa mia. Mi hanno riconosciuto». I tre banditi mascherati e armati di coltelli che che la sera di giovedì scorso hanno fatto irruzione nella villa di Clarence Seedorf, a Robecco sul Naviglio (Milano), non avevano idea di chi fosse il proprietario dell'abitazione che avevano preso di mira.
Lui era in casa con la moglie brasiliana, una cameriera, e la sua bimba di tre anni, che stava dormendo. I rapinatori si sono resi conto di trovarsi di fronte a un campione del Milan, difficile da non riconoscere per chiunque sia minimamente appassionato di calcio, e questo forse, oltre alla calma che tutti sembra siano riusciti a mantenere, ha contribuito a evitare che l'aggressione degenerasse in violenza.
È stato lo stesso Seedorf a dirlo ai giornalisti ieri mattina davanti al suo ufficio nel centro di Milano: il centrocampista olandese del Milan, 29 anni, ha infatti diverse attività collaterali tra le quali la compartecipazione a un team automobilistico.
«Quella che mi è successa è una cosa che capita a molti - ha detto - . Purtroppo credo che sia stato un po’ destino, perché sono pochi mesi che abito lì»: ancora un po’ scosso al pensiero di quanto avvenuto, anche se non ci sono stati momenti di grave tensione fra i banditi e i componenti della famiglia aggredita, Seedorf si è mostrato poco propenso a scendere nei particolari. «Non voglio entrare nei dettagli - ha detto il fuoriclasse rossonero - perché la cosa più importante è che tutti stiano bene». Seedorf ha aggiunto che, per quanto armate di coltelli e coi volti coperti dai passamontagna, quindi tutt'altro che tranquillizzanti, «le persone che sono entrate in casa si sono comportate bene, con molta tranquillità. Se ne sono andati con calma. Diciamo - ha commentato Seedorf - che per quanto possibile, da quando ci siamo trovati di fronte c'era un ambiente sereno». Il che non ha impedito che la rapina andasse a buon segno: a Seedorf è stato intimato di aprire la cassaforte, e il giocatore ha dovuto obbedire, consegnando denaro contante e gioielli per circa 110mila euro.
Unico calciatore europeo ad avere giocato finali di Champions league con quattro squadre diverse (Ajax, Sampdoria, Real e Milan), Seedorf non ha un volto che passa inosservato. «Loro non sapevano che fosse casa mia, anche perché appunto abito lì da pochi mesi. Sì, mi hanno riconosciuto». Questo può aver allora aiutato a renderli più miti? «Può darsi... - ha risposto Seedorf -.

Per fortuna ero presente io». Che cosa è rimasto, allora, di quella brutta avventura? «Chiaro che rimane una sensazione di impotenza. In quei momenti pensi solo alla famiglia. Per fortuna la bimba stava dormendo e non ha visto nulla».

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