E bravo Dulcamara. Benefattor degli uomini, riparator dei mali, i «gran miracoli» ebben li fa, per lo meno con gli «asfitici»: ossigeno a volontà per il Carlo Felice, che con la Prima di «Elisir d'amore», giovedì sera ha ricominciato a respirare. A pieni polmoni. Sala non così gremita ma entusiasta, divertita e soprattutto rifiorita, quasi che tra gli intrugli del gran dottore sia spuntato un balsamico elisir di giovinezza che teste bianche e seriosi tailleurs ha trasformato in vaporosi riccioli e leggings all'ultima moda. Come si suol dire, una sana botta di gioventù. Applausi e ovazioni per tutti i giovani, anche loro, artisti in scena, protagonisti di una sorta di «opera studio» che potrebbe rivelarsi, questa sì, un toccasana per (quasi) tutti i mali. Produzione praticamente a costo zero, con allestimento casalingo (presentato per la prima volta al pubblico genovese nel 1994), cachet ben lontani dalle cifre da capogiro destinate alle grandi star, più la preziosa occasione per i futuri talenti della lirica nostrana, che addolciscono così la faticosa strada in salita della carriera artistica: cocktail perfetto per una pozione di successo. Ce ne fossero.
E allora, di nuovo, bravo Dulcamara. Perché proprio lui, il già noto baritono Bruno De Simone, impeccabile ed abilissimo cialtrone in scena, ha preso sotto l'ala protettrice questo cast di nuove promesse - selezionate dal teatro nello scorso dicembre, all'interno del progetto «Dall'audizione al palcoscenico» - che con la sua freschezza ha rinvigorito e rasserenato il Carlo (in)Felice. Affiatati, spiritosi ed anche bravi, con una lode particolare a Mirella Di Vita (Adina), bella voce e buona agilità, che ha disegnato una spavalda ma tenera bricconcella, tra ammiccanti seduzioni e furtive lagrime; e alla delicata musicalità di Giovanni Botta (Nemorino), che bene ha caratterizzato il personaggio, tutto sospiri e mal d'amore; accanto a loro, Mauro Bonfanti (Belcore), borioso sergente di guarnigione e Irene Favro (Giannetta), villanella un po' pettegola. Buona poi l'intesa con il podio (Christopher Franklin), anche se a tratti faticosa per la scelta di tempi talvolta poco brillanti.
Nulla obietteremo infine alla splendida scenografia, in cui Emanuele Luzzati si è trovato pienamente a suo agio e che ha realizzato con una finezza, un'ironia e una passione che ha da sempre distinto la sua idea artistica e la sua inclinazione per il mondo fiabesco; e che a distanza di quasi vent'anni conserva tutta la sua efficacia. Una dimensione senza tempo, un'incursione nell'universo onirico o forse un balzo proprio in una favola, affascinante, divertente e «scomponibile», in cui una grossa scatola giocattolo è libera di trasformarsi nella «bottega» miracolosa di Dulcamara o dove grossi alberi «a collage» si spostano qua e là diventando un po' il leit-motiv dell'intero spettacolo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.