Economia

Segreto bancario nel mirino Vertice tra Italia e Svizzera

L’Italia fa pressing sulla Svizzera per allentare, se non proprio spezzare, le strette maglie del segreto bancario: un progetto a cui il governo lavora da tempo, e che darebbe una spinta importante allo scudo fiscale, ormai ai nastri di partenza. Preceduto da un fitto lavoro diplomatico, il vertice tra i rappresentanti dei due esecutivi dovrebbe tenersi a metà della prossima settimana, e, secondo fonti del governo italiano, si registreranno «passi positivi», anche se la trattativa è «ovviamente complessa», tanto che il solo fatto che si sia aperta è da considerarsi un passo avanti. Sul tavolo ci sono due questioni chiave, a cui finora Berna non ha risposto, a cominciare dalla richiesta della revisione della convenzione bilaterale sulle doppie imposizioni, quella cioè che impedisce a Roma di ottenere informazioni su possibili evasori fiscali italiani che comprendano notizie su conti svizzeri.
L’altro tema importante è quello delle società-schermo, collegate a conti cifrati, che di fatto consentono a chi le usa di evitare il pagamento della cosiddetta «euroritenuta», una sorta di supertassa a protezione dell’anonimato, che viene redistribuita dalla Svizzera tra gli Stati europei in cui risiedono i correntisti. Proprio sulla questione delle società-schermo il governo italiano aveva inviato a Berna formale richiesta di informazioni dopo la riunione del G20 di Londra che ha rilanciato il programma dell’Ocse per la lotta all’evasione. Finora non è arrivata nessuna risposta, ma ora il governo italiano è «fiducioso di incassare delle aperture», sostengono sempre le fonti. La convenzione fiscale tra Roma e Berna, d’altronde, è entrata in vigore nel 1979, trent’anni fa, in un contesto ben diverso da quello attuale che vede tutti i Paesi premere l’acceleratore contro l’evasione, anche perchè la crisi li ha costretti a cercare di recuperare quote di economia nascoste al fisco. E anche le banche della Confederazione - che secondo Boston Consulting conservano nei loro forzieri 2mila miliardi di dollari appartenenti a cittadini stranieri - non sono più quel fortino inespugnabile che erano fino a qualche tempo fa: Stati Uniti e Francia sono riusciti ad ottenere, attraverso accordi bilaterali con alcuni istituti di credito, migliaia di nomi di presunti evasori, e allo stesso scopo si sta muovendo la Turchia.

L’Italia potrebbe avere allo studio meccanismi di pressione analoghi, anche se i tempi non sono maturi, ma quel che è certo è che il fatto stesso che si siano aperte le trattative tra Roma e Berna rappresenterà un incentivo allo scudo fiscale, dal momento che il denaro oltre confine sembra sempre meno al sicuro.

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