Il segreto della Ventura: "Ho abortito a 18 anni"

In un libro la conduttrice tv racconta dolori e felicità, tra cui il dramma di un bimbo mai nato

Il segreto della Ventura: "Ho abortito a 18 anni"

Quando capita e sei una ragazzina di diciotto anni appena compiuti, il mondo si trasforma in un peso insostenibile. Anno 1984 fuori è già primavera. La maturità è un traguardo a pochissimi passi. Un soffio e poi via. Un capitolo nuovo, magari l’università. Magari. Altrimenti il mondo del lavoro. Tutto spalancato, fresco come l’aria che entra dalle finestre. Ma quelle lineette sono lì. Sotto agli occhi lo stick è viola. Caldissimo alle guance. Sei incinta. Punto. Ed è subito nausea, pianto. Riso isterico, la testa che gira. In un attimo è già cambiato tutto.
Le interrogazioni da preparare, le uscite con le amiche, diventa tutto lontanissimo. Simona Ventura racconta. Scrive. È la sua autobiografia. Mondadori la pubblicherà ad aprile: «Credici sempre, arrendersi mai». E nasconde un segreto: l’aborto.
Simona non è ancora Miss Muretto e vive la provincia con una certa noia. La radio trasmette la voce rauca di un ragazzo romano con la faccia impunita, uno che canta qualcosa su una terra promessa e si chiama Eros Ramazzotti. Le librerie, intanto, si riempiono di un romanzo utopico che sembra raccontare il mondo che verrà, quello che Simona guarda incantata, l’orizzonte è una televisione che ti porti via dalle grigie giornate piemontesi. Il titolo è 1984 e l’autore è George Orwell. Tutti ne parlano e fanno lunghe discussioni del potere del piccolo schermo e su una società dove tutti sanno tutto di tutti. Senza privacy, seguiti passo passo dall’occhio del Grande Fratello. Simona intanto fa i conti con i giorni che mancano.
Lei, che già sogna di presentare la Domenica Sportiva, di entrare nel magico mondo del giornalismo, è a casa a fare i conti con una scelta che ha il gusto tragico. Un bivio da cui non si torna indietro. Crudele e definitivo. Orribile.
Ventiquattro anni dopo Simona racconta la sua vita. Ci sono i concorsi di bellezza, la finale a Miss Mondo, le tv locali, dove si impara a fare tutto, dove la bellezza conta, e anche la capacità di strizzare l’occhio a casalinghe e pensionati. Ma per uscire dalla provincia ci vuole forza, non devi nascondere la faccia e aprire tante porte. Il colpo di fortuna arriva alla fine degli anni ’80, un anno prima che cada il Muro di Berlino. C’è Rai Uno, un programma che si chiama «Domani Sposi» e lei che fa la valletta di Magalli.
Per molte ragazze è già una svolta. Ma Simona è ambiziosa e sogna più in alto. Entra quasi senza bussare nel mondo difficile degli uomini. Nel loro tempio, il mondo sportivo. Peggio, il calcio. Lì c’è un signore che si chiama Sandro Ciotti, con la voce rovinata dalle sigarette e un bagaglio di ironia. Lei prende tutto e impara. Lei che non voleva essere una valletta ma una presentatrice. Lei che a 42 anni è cresciuta, con una gavetta dura, anzi «durissima» come sottolinea lei ormai non ha paura di nulla e racconta anche quello che le altre non dicono, parla delle sue debolezze anche quelle più «femminili» e dice «Ormai non ho più bisogno di queste tette grandi, tornerei indietro». «Lei, dice la scheda, racconta senza reticenze e senza falsa umiltà, per trasmettere la sua passione e la sua grinta alle tantissime ragazze che la considerano un modello». Nel libro la sua vita privata, gioie e delusioni, drammi e felicità, il lavoro, l’amore, i figli, la famiglia.

«Matriarcale» dice lei, «fatta di donne, mia mamma è stata sempre una figura molto presente, due donne vedove, mia mamma, mia sorella. L’unico uomo era mio padre, ma era un militare, non lo vedevo spesso». E alle spalle il ricordo, forse il rimorso, di un bimbo mai nato. Il successo non è mai gratis.

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