Parlare di caccia accende gli animi più che trattare di processi brevi. Cè chi mi vede come una sorta di kalashnikov spianato contro i seguaci di Diana. Ribadisco che sono eticamente contrario alla caccia, ma ho fatto dei distinguo tra forme diverse di tale pratica. Sparare a uccelli migratori da appostamenti, mediante luso di richiami vivi è odioso e immorale, mentre andare nel folto del bosco, con il cane e il fucile a un colpo solo, credo sia moralmente ed ecologicamente molto più «accettabile», anche per chi, come me e milioni di italiani, sarà sempre contrario a questa «passione». La legge consente di andare a caccia ma spero questo non impedisca di scrivere il mio dissenso. La legge consente laborto. È forse vietato scrivere che lo si ritiene immorale?
Vengo al senatore Carrara che vuole i fatti. Eccoli. I cacciatori sono passati, in 20 anni da 2 milioni a poco più di mezzo milione. La stragrande maggioranza dei cittadini italiani è contraria alla caccia, i giovani soprattutto. Le prede ferite e non uccise, spesso muoiono dopo giorni di dolori e agonia. I cani sventrati dai cinghiali, con le viscere fumanti sul terreno gelato, sono allordine del giorno. Giudichino i lettori se è maltrattamento o amore per gli animali. Uccelli che volano per migliaia di chilometri, alla ricerca di un inverno più caldo, sono fucilati dopo essere stati attratti dai loro fratelli vivi chiusi in gabbia. La civetta è vietata. Vero, faccio ammenda. Mentre scrivevo, caro senatore, pensavo al suo amico e collega Orsi che, nel suo disegno di legge, la vorrebbe ancora sul palo (magari accecata come i cacciatori facevano un tempo). Oggi i richiami vivi permessi sono allodola, tordo bottaccio, tordo sassello, germano reale e pavoncella che, reclusi in gabbia, attirano verso la morte i propri fratelli. Si invoca lArs Venandi, dimenticando che i gladiatori del Colosseo imparavano lArs Dimicandi. I romani erano molto generosi con le arti. Io preferisco Debussy, Monet e Baudelaire.
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