Sei arresti per doping, c’è anche il cognato di Riccò

Come un Tafazzi qualsiasi, il ciclismo torna a farsi del male. Giusto il tempo di festeggiare la Vuelta conquistata da Vincenzo Nibali ­ partito ieri mattina con gli azzurri guidati dal ct Paolo Bettini alla volta del mondiale di Melbourne ­ ecco puntuale l’ennesimo blitz dei Nas coordinato dal piemme Sergio Sottani, che ha portato all’arresto di corridori ciclisti professionisti, dilettanti e amatoriali. L’accusa è pesante: «Associazione per delinquere dedita al traffico illecito di sostanze dopanti, utilizzate da atleti appartenenti a squadre di ciclismo professionistiche e dilettantistiche e da sportivi frequentatori di palestre».
L’operazione condotta dagli inquirenti ha anche un nome «Cobra-Red», che fa venire i brividi. Nel ciclismo il Cobra è uno e uno solo: Riccardo Riccò (perquisite sia la sua casa di Modena, sia quella di Serramazzoni, ma per ora non ci sarebbe nulla a suo carico) , tornato alle competizioni da poco, al termine di una squalifica per doppia positività al Cera riscontrata al Tour del 2008. Red sta invece certamente per Enrico Rossi, fratello della compagna di Riccò, Vania, uno dei sei arrestati, mentre tutta la sua famiglia risulta tra gli indagati. Enrico Rossi, infatti, per gli inquirenti sarebbe la figura centrale di questa operazione che è stata condotta dai carabinieri dei Nas di Perugia ed è stata illustrata ieri mattina a Roma dal capitano Marco Vetrulli e dal colonnello Pier Luigi Felli: sei, appunto, gli arresti, 35 persone denunciate a piede libero, 40 le perquisizioni effettuate all’alba in 11 province da 150 carabinieri. Tantissimi i prodotti sequestrati, dagli anabolizzanti all’epo di diverse generazioni fino alla tenda ipossica per simulare allenamenti in altura, vietata dalle leggi italiane, ritrovata proprio nell’abitazione di Enrico Rossi.
Corridore professionista in forza alla Ceramica Flaminia-Bossini (squadra da cui è stato immediatamente sospeso), Enrico Rossi secondo la ricostruzione degli inquirenti, era l’uomo che raccoglieva le sostanze dopanti dai tre canali di approvvigionamento scoperti dai carabinieri e che hanno portato anche all’arresto di Nicolas Sanchez Vanegas, ex corridore colombiano dilettante, da alcuni mesi agente della Dea pubblicità, concessionaria del mensile specializzato BS-Bicisport. Assieme al corridore colombiano sono stati fermati anche il cicloamatore Giorgio Galli, l’infermiera Chiara Ferri, il farmacista Leonardo Scorpiniti e proprio ieri mattina, in "flagranza di reato", Davide Paganussi, un altro cicloamatore, presso cui è stata rintracciata «una cospicua quantità di dopanti».


Fra i 35 denunciati a piede libero ci sarebbero sei ciclisti professionisti, 15 cicloamatori, due farmacisti, quattro frequentatori di palestre, un preparatore atletico e un medico sportivo. Il preparatore atletico e il medico sportivo, avevano il compito di compilare programmi di allenamento abbinati al consumo di farmaci proibiti.

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