Sei un bravo ragazzo? Lo Stato ti dà la paghetta

Il governo inglese offre 36 sterline (52 euro) al mese agli adolescenti che si comportano bene

Lorenzo Amuso

da Londra

Il portafoglio generoso è quello dello Stato. In Gran Bretagna i genitori non dovranno più dare la paghetta ai figli. Ci pensa direttamente lo Stato: 36 sterline (52 euro) al mese, versati ogni settimana. Oltre 600 euro all’anno, riservati però ai ragazzi più meritevoli, quelli che non si cacciano nei guai, non ricevono denunce e frequentano regolarmente la scuola. Una sorta di premio-deterrente contro i comportamenti anti-sociali minorili.
È questa l’iniziativa promossa dal cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown, che da tempo ha posto le politiche giovanili ai primi posti della sua agenda politica. L’idea è di premiare gli adolescenti virtuosi, offrendo loro la possibilità di spendere il miniassegno - in verità un bonus - in attività ludico-ricreative. Una strategia che si prefigge una duplice finalità: convincere anche le teste più calde sulla «convenienza» del comportarsi bene, tenendoli nel frattempo lontani dalla strada attraverso l’impegno sportivo. I soldi ai ragazzi - il progetto prevede la distribuzione complessiva di oltre 160 milioni di euro nei prossimi due anni - saranno accreditati su un’apposita carta magnetica, la «carta del buon comportamento», utilizzabile nei centri sportivi e nelle strutture autorizzate. Dopo la sperimentazione in alcune città, presto il piano verrà esteso a tutto il Regno Unito. Per spiegare il suo progetto Brown ha evocato l’immagine di un New Deal con le nuove generazioni, puntando l’enfasi sui diritti e le responsabilità e sull’annunciato inasprimento delle pene contro i comportamenti sociali. «Saremo inflessibili con i giovani delinquenti, ma nel contempo è nostro compito sforzarci per migliorare i servizi a loro disposizione. I giovani non sono apatici come vengono descritti, ma dobbiamo offrire loro una nuova frontiera», ha annunciato Brown. Destinata ai ragazzi tra i 13 e 19 anni, il credito potrà essere speso in parte nei propri quartieri, in parte nelle zone meglio attrezzate, con la possibilità di essere affiancati da istruttori e allenatori professionisti. «Ma non si tratta di una vera paga, perché chi non ci si comporta bene non la ottiene. Ci sono troppi giovani che passano il tempo a bazzicare per le strade. Vogliamo dare loro altro da fare ed evitare che diventino una minaccia per la legge e l’ordine pubblico», ha puntualizzato il cancelliere. La nuova attenzione verso l’educazione giovanile trova conferma in una inconsueta sentenza emessa proprio ieri dall’Alta Corte di Londra, che stabilisce come sia compito della scuola e non dei genitori, decidere se, e quando, uno studente possa assentarsi durante l’anno scolastico per andare in vacanza.
Il verdetto si riferisce alla causa intentata ai danni di una madre che si era fatta accompagnare in ferie dalle tre figlie in due occasioni differenti, nonostante mancasse il consenso della scuola. Un precedente destinato a riaprire il dibattito sui confini di responsabilità sui minori tra la famiglia e le istituzioni.

«Si tratta di una sentenza utile, che consentirà alle scuole e ai loro presidi di interrompere le vacanza durante il periodo scolastico, una consuetudine che interferisce con l’istruzione dei ragazzi», ha commentato John Dunford, segretario generale dell’associazione dei presidi di scuole e collegi.

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