Semafori truccati: sequestrati ai Comuni 2 milioni di euro

MULTE Le ditte sotto inchiesta prendevano una percentuale su ogni verbale incassato

Per il giudice, si tratta del «corpo del reato». Sono i soldi - tanti - destinati alle società che si erano aggiudicate gli appalti per l’installazione dei T-red e degli autovelox sulle strade di mezza italia. Quel denaro, ieri, è stato sequestrato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, che si sono presentati negli uffici di 27 Comuni. Appalti irregolari, secondo il pm Alfredo Robledo, titolare dell’inchiesta. Da Segrate - dove il caso dei semafori «truccati» è scoppiato ormai più di un anno fa - a Paullo, Spino d’Adda, Cinisello Balsamo. Solo alcuni casi, per restare nella provincia di Milano. A una prima stima, ancora approssimativa, si tratta di circa 2 milioni di euro.
«Quei beni - scrive il gip Andrea Ghinetti nel decreto di sequestro preventivo - costituiscono il corpo del reato associativo e dei delitti di turbativa d’asta». Perché, secondo gli inquirenti, sei società (CiTiEsse, Scae, Centro servizi srl, Tecnotraffico srl, Tecnologie per il traffico, SerCom srl) avrebbero costituito un «cartello» in modo da monopolizzare il mercato, anche grazie all’appoggio di amministratori compiacenti. Queste aziende - insiste infatti il giudice - avrebbero utilizzato «mezzi fraudolenti consistiti nel far partecipare congiuntamente alle gare indette dagli Enti territoriali le imprese partecipi del cartello, accordandosi tra loro sulle offerte economiche da presentare e sulle loro modalità». Non solo. Perché il sistema di monopolio sarebbe vissuto grazie anche alla «collusione in molti casi con i pubblici ufficiali incaricati della predisposizione degli atti necessari per lo svolgimento di quelle gare».
Per la Procura, dunque, gli amministratori pubblici invitavano alla trattativa privata per l’affidamento della fornitura delle apparecchiature di rilevamento stradale soltanto le imprese affiliate al cartello. In altri casi, invece, nei bandi di gara erano inseriti requisiti tali da escludere di fatto le aziende estranee alla «cordata». In accordo anche con numerosi responsabili della polizia locale, a cui era delegato lo svolgimento delle gare.
Il sequestro, ora, blocca due milioni di euro non ancora versati dalle amministrazioni. Crediti vantati dalle aziende sotto inchiesta e che - a questo punto - verranno «congelati». E sono il «corpo del reato» perché i Comuni, al momento di indire le gare d’appalto, lo avrebbero fatto attraverso «accordi illeciti», decidendo poi «di non procedere all’acquisto delle apparecchiature, ma al loro noleggio, riconoscendo alle ditte locatrici compensi su base percentuale proporzionale alle contravvenzioni, elevate e oblate grazie all’utilizzo» delle telecamere a infrarossi. Anche per questo, solo quando sarà definito con esattezza il valore della confisca effettuata ieri dalle Fiamme gialle, si potrà avere un’idea anche del volume complessivo delle multe pagate dagli automobilisti pizzicati a bruciare un giallo o in eccesso di velocità.

Perché le ditte prendevano una percentuale (fino al 30%) su ogni sanzione incassata dalle amministrazioni, e il sospetto degli inquirenti è che il sistema di rilevazione fosse tarato in modo tale da rendere fin troppo facile un’infrazione del codice della strada. Così da moltiplicare i verbali. E fare cassa.

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