Cronaca locale

Semaforo rosso della Regione alle multe con le telecamere

Crescono i ricorsi «No alle trappole per fare cassa»

Intelligenti, ma cattivissimi; e a volte vedono rosso troppo facilmente. Sono i semafori con telecamera (per multa) incorporata che la Regione ha invitato i sindaci a non far esagerare, evitando le contravvenzioni a tradimento e quelle per far cassa. Il problema è che da mesi si moltiplicano i ricorsi alle prefetture e ai giudici di pace di cittadini che giurano di essere in regola con il codice della strada e di essersi comunque ritrovati nella buca delle lettere un bollettino con 148 euro da pagare, la decurtazione di sei punti della patente e il rischio di ritiro (che scatta alla seconda violazione in due anni).
Le cause sono spesso perse dalle amministrazioni. Il motivo del contendere è un giallo che dura troppo poco o che viene confuso con il rosso dal rilevatore. Oppure, in alcuni casi estremi ma non isolatissimi, le ruote dell’auto sono andate un po’ oltre la linea di arresto, giusto il necessario per convincere il ligio vigile elettronico a far scattare la multa. Ci sono poi le sanzioni per eccesso di velocità. Molti automobilisti si sentono colpiti a tradimento, beccati, puniti e alleggeriti nel portafoglio senza che nessun cartello li abbia avvisati che stavano per avvicinarsi a un semaforo «pericoloso».
Ed ecco l’intervento della Regione. L’assessore a Protezione civile, sicurezza e polizia locale, Massimo Ponzoni, ha scritto a tutti i sindaci della Lombardia, chiedendo di usare cautela con le telecamere, sia monitorando i tempi dei semafori che mettendo sull’avviso i cittadini con cartelli segnaletici. A proposito della mancata segnalazione, Ponzoni ricorda «l’obbligo di informare gli utenti ogni volta che siano installati dispositivi e mezzi di controllo del loro comportamento di guida, su ogni tipo di strada». C’è poi il tema di evitare trappole e multe per aiutare i bilanci comunali. «Il potere sanzionatorio - aggiunge Ponzoni - non deve essere ispirato tanto dall’intento di sorprendere ingannevolmente l’automobilista indisciplinato o da una logica di prelievo patrimoniale, quanto dall’attività di prevenzione nell’ottica di garantire la sicurezza».
A Milano il controllo del rosso (con relative multe) avviene in dieci punti e in altri quattro si testa la velocità. Nel milanese i semafori incriminati non mancano, da Segrate a Legnano a Buccinasco e Cornaredo, dove è arrivata persino una troupe di Striscia la notizia a documentare la multa facile. In meno di un mese sono scattate 13mila contravvenzioni e tutte allo stesso semaforo. In più, un’inchiesta di Quattroruote (estesa anche a Segrate) ha messo in evidenza il rischio che si affermi il business della contravvenzione. In alcuni Comuni, infatti, i semafori (più o meno) intelligenti vengono noleggiati dalle ditte produttrici, che incassano fino al 25% di ogni contravvenzione.

«Multe a cottimo» che non possono non sollevare dubbi.
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