Federico Guiglia
Contrordine, legislatori: il mandato degli elettori non dura più cinque anni (articolo 60 della Costituzione), ma quattro anni e mezzo. Lultimo semestre di legislatura non vale, perché qualunque iniziativa promuova la maggioranza o avallino i vertici di Montecitorio e di palazzo Madama sarà di chiaro stampo pre-elettorale. E pertanto sastengano, costoro, dal farlo.
Questo ormai si coglie non solo dallultima polemica che il centrosinistra ha scatenato contro linnocuo via libera di Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera, a unindagine - pensate - conoscitiva, cioè di puro e semplice approfondimento sullattuazione di una legge della Repubblica. Un atto, peraltro, che sarebbe opportuno avvenisse quasi dufficio e su molte leggi applicate (o disapplicate) nel Paese: raccogliere il frutto dellesperienza sul campo non può che migliorare lelaborazione teorica dei provvedimenti. E se cè un difetto da imputare alla politica italiana non è certo quello del realismo ma, al contrario, dellastrattismo normativo. Al punto che da anni, da decenni si fanno leggi una dopo laltra, e fumose, e scritte in un italiano incomprensibile, invece di dedicare ogni sforzo parlamentare a legiferare in modo chiaro ed essenziale. Ma tantè.
Anche sul tema della legge elettorale, che se e quando saffronta non può che affrontarsi alla fine della legislatura, il ritornello è identico. Ma non era stata la maggioranza di centrosinistra, e proprio sul finir della precedente legislatura, ad aver modificato la Costituzione, addirittura? E non era successo pure in una precedente legislatura che verso il termine, pur anticipato, la legge elettorale fosse stata adeguata - si fa per dire - alla volontà referendaria dei cittadini, col noto parto del mostruoso Mattarellum?
Chissà perché negli ultimi mesi di mandato lopposizione di turno non si cura più di criticare il merito dei provvedimenti o dei comportamenti delle alte cariche dello Stato ma se la prende col metodo, ossia ripete che non si dovrebbe o potrebbe comunque intervenire, a prescindere, posto che sta per suonare il novantesimo. Ma il gol al novantesimo vale quanto quello allinizio o metà partita: mica si pretende che la squadra avversa smetta di fare il suo gioco o che non cerchi di guadagnarsi lapplauso del proprio pubblico. Fino al fischio finale vale tutto, e vale sempre.
Viceversa, qualunque scelta normativa venga fatta o sollecitata dora in avanti dalla coalizione che fu eletta nel 2001 perché governasse fino allo scioglimento della legislatura (e persino dopo lo scioglimento con gli atti e i modi previsti dalla legge per lordinaria amministrazione in attesa del nuovo governo), qualunque azione, si diceva, verrà bollata e liquidata col timbro di «pre-elettorale». Come se, in vista del voto 2006, si dovesse annunciare il «fermi tutti». Come se lopposizione non avesse tutti gli strumenti, anche parlamentari, per dissentire sul contenuto delle decisioni politiche che non piacciono, e per far sentire il dissenso al Paese.
A rigor di logica, se la logica avesse rigore, il centrosinistra dovrebbe essere lieto di poter rafforzare le ragioni della sua contestazione alla politica degli avversari fino allultimo minuto utile del mandato elettorale. Non, dunque, il «fermi tutti» ma, al contrario, il «fate pure» dovrebbe proclamare lUnione, se fosse così convinta dessere lei nel giusto e il resto del mondo nel torto.
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