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Semestre nero: la Borsa brucia 90 miliardi e perde il 19%

Bilancio amaro per Piazza Affari nel primo semestre dell’anno: la Borsa milanese, sotto pressione per la crisi del debito che ha investito il Vecchio continente, in sei mesi ha perso quasi un quinto del suo valore, bruciando una cifra non lontana dai 90 miliardi di euro di capitalizzazione. Il Ftse Mib, l’indice delle blue chip, ha ceduto il 19% mentre il Ftse All Share, l’indice che raccoglie tutti i titoli quotati, ha lasciato sul terreno il 18%.
Il valore delle società quotate a Piazza Affari, vicino ai 480 miliardi di euro a inizio anno, è scivolato a 393 miliardi. Un risultato deludente per il nostro listino, di cui vengono messe luce le fragilità e il suo carattere bancocentrico rispetto ad altre piazze finanziarie. Non che le cose altrove siano andate bene: in Europa l’unico mercato positivo nel 2010 è quello di Stoccolma (+2%). Il ribasso di Milano, però, è stato più che doppio rispetto alla flessione del Dj Stoxx 600 (-7,9%), l’indice che riassume l’andamento dei principali titoli quotati in Europa e che viene utilizzato come bussola per misurare l’andamento dei listini del Vecchio continente. In Europa solo Atene (-38,7%) e Madrid (-23,8%) hanno fatto peggio di Milano. Cali più contenuti, non solo per Londra (-12%), Parigi (-16,6%) e soprattutto Francoforte (-3,5%), ma anche per i listini di Stati considerati fragili dal punto di vista dei conti pubblici come Lisbona (-17,7%) e Dublino (-8,2%). Anche fuori dall’Europa le cose sono andate meglio che in Italia. I tre indici di Wall Street (Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq) hanno contenuto i ribassi entro il 10%, Tokyo ha ceduto il 13,6% e Hong Kong l’8,8%.
Il presidente uscente della Consob, Lamberto Cardia, a inizio settimana nell’incontro annuale con il mercato finanziario, aveva attribuito la maggiore sensibilità di Piazza Affari alle crisi internazionali, specialmente finanziarie, alla dimensione ridotta del listino, accentuata dallo scarso flottante e dalla forte presenza di banche e assicurazioni (oltre il 30% della capitalizzazione). Proprio l’andamento dei titoli finanziari, tornati sotto pressione dopo che la crisi si è allargata ai debiti sovrani, in buona parte custoditi nei forzieri delle banche, spiega la debolezza di Piazza Affari.
Se si eccettuano Italcementi (-38,6%) e Buzzi Unicem (-29%), i ribassi più consistenti hanno colpito una sfilza di finanziari rappresentata da Unipol (-37,3%), Fondiaria Sai (-32,7%), Intesa Sanpaolo (-31,9%), Popolare di Milano (-31,4%), Ubi Banca (-28,9%), Mediobanca (-26,7%), Monte dei Paschi (-26,3%) e Mediolanum (-26,1%).

Se i finanziari piangono, anche gli industriali non se la passano bene: in sei mesi Finmeccanica ha perso il 24,5%, Fiat quasi il 20%, Telecom il 17,5% e l’Eni il 16,2%. Peggior titolo di tutto il listino è stata Ti Media (-68%) mentre la maglia rosa spetta a Terni Energia (+99%) e, nel Ftse Mib, a Campari (9,9%).

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