Sempre più crisi: 50mila pasti «riciclati» per i poveri

Sempre più crisi: 50mila pasti «riciclati» per i poveri

Lo Stato è sempre meno «sociale». Anche nell’aiuto ai più bisognosi passa la mano ai privati. E persino il progetto tante volte annunciato del recupero del cibo non usato da ristoranti, bar e negozi di alimentari è già attivo, ma grazie all’intervento diretto di una società privata. Da Genova è la «Qui! Group» che tramite la propria Fondazione si occupa di raccogliere e redistribuire alimenti alle famiglie indigenti anziché lasciarli finire nella spazzatura.
L’azienda specializzata in buoni pasto inventa il «pasto buono». Neppure il tempo di organizzarsi che già nel 2011 ha salvato dalla pattumiera e servito a bisognosi ben 50mila pasti, tra quelli consegnati alle mense e quelli offertio direttamente alle famiglie. Un bilancio che intende crescere quest’anno grazie a nuovi progetti. Ha preso così il via il progetto «Pasto Buono per tutta la famiglia» che tramite una card elettronica consente a coloro che fanno parte delle fasce socialmente deboli, individuate da Comuni, Servizi sociali e Caritas, di ritirare «pasti buoni» direttamente negli esercizi commerciali in modo da poterli consumare nelle proprie case in famiglia. Il progetto vede ad oggi la collaborazione dell'Assessorato ai servizi sociali del Comune di Genova.
«Abbiamo pensato soprattutto ai cosiddetti "nuovi poveri" trovando una soluzione per il loro approvvigionamento alimentare con una modalità innovativa volta al massimo rispetto della dignità della persona - spiega il presidente Gregorio Fogliani -. In questo modo si evitano molti sprechi alimentari generati dagli esercizi commerciali che possono così trasformarli in risorse a favore di molti ed, al contempo, possono godere di vantaggi fiscali connessi alla donazione».
La carta elettronica realizzata da «Qui! Group» tra l’altro offre altre possibilità nel settore dell’aiuto agli indigenti. Perché può essere usata come una vera «social card» per tutti gli usi collegati. La scheda, consegnata dal Comune che certifica l’appartenenza alle fasce deboli, può essere anche una sorta di «pass» per accedere a diversi servizi gratuiti riconosciuti nel campo della mobilità e della cultura. Una novità che conferma anche la necessità delle aziende di far fronte alla situazione di crisi. E non a caso il gruppo genovese è riuscito ad adeguarsi alle sfide e a garantire ai suoi quasi 1000 tra dipendenti e collaboratori la sicurezza di una realtà consolidata e perfino in continua crescita. I report di fine anno della società genovese sono decisamente «rari» a livello regionale e forse anche a livello nazionale. «Qui Group!» aveva infatti chiuso il 2009 con 360 milioni di euro di fatturato, il 2010 con 440 milioni e prevede 500 milioni per il 2011.

La crescita media degli ultimi 5 anni è stata del 23%, con all'attivo 7000 clienti fra aziende private ed enti pubblici, grandi appalti vinti e partnership siglate negli ultimi anni ed una rete di oltre 150 mila pubblici esercizi affiliati ai propri servizi.

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