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Il Senatùr avverte: "Siamo pronti alla guerra" Il Pd: "Accetti la sentenza". L'Idv: "Si dimetta"

Alfano: "Sentenza che sorprende, ma non pensiamo a una legge costituzionale". Gasparri: "La Corte non è di garanzia". Il Pd: "Il premier accetti la sentenza". Di Pietro: "Come aver vinto i mondiali". Ghedini: "Riprendiamo i processi, premier estraneo"

Il Senatùr avverte: "Siamo pronti alla guerra" 
Il Pd: "Accetti la sentenza". L'Idv: "Si dimetta"

Roma - "In caso di bocciatura del Lodo Alfano? Trascineremo il popolo". Il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, lo aveva già promesso nel pomeriggio avvertendo la Corte Costituzionale che il paese non avrebbe preso bene un'eventuale bocciatura: "Il popolo è con noi". Ma, dopo la sentenza della Consulta, è il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Paolo Bonaiuti, asintetizzare la posizione del governo: "Ci troviamodavanti a una sentenza politica". Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, assicura: "Non pensiamo a una legge costituzionale".

Bossi: "Il popolo è con noi" "Se arrivasse una bocciatura del lodo Alfano da parte della Corte costituzionale entreremo in funzione trascinando il popolo". Prima di partecipare ad un pranzo con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il leader del Carroccio avevfa già avvertito la Consulta e messo sull'avviso tutta l'opposizione forte del consenso popolare che si oppone strenuamente alla bocciatura: "Il popolo è con noi, sono i vecchi Galli. Io sono per la saggezza. Perché sfidare l’ira dei popoli?". "Dipende molto dal Lodo, se passa o non passa - puntualizza Bossi - le elezioni regionali diventerebbero politiche e il popolo si esprimerebbe a favore di Berlusconi". Poi avverte: "Berlusconi vincerà anche perchè con alleati come noi come si fa a perdere".

La Russa: "Sentenza politica, non di diritto" "Non è un fulmine a ciel sereno", ha commentato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dicendosi sorpreso per il fatto che "la Corte costituzionale abbia potuto giungere a una soluzione come questa, dopo che avevamo seguito scrupolosamente le obiezioni che la stessa Corte aveva messo sul lodo Schifani". "Il fatto che occorresse una legge costituzionale era una indicazione che non era stata mossa. Si può dire che era implicita, ma allora non capisco perchè le altre fossero esplicite e questa implicita", ha continuato il titolare della Difesa ricordando che, in qualità di avvocato, "trova difficilmente comprensibile per cui occorre leggere la motivazione, vedere se ci sono retroscena e capire come si sono orientati i giudici". "Se per esempio fosse vero che lo scarto è stato minimo - ha concluso La Russa - aumenterebbe il convincimento che si sia trattato di una sentenza più politica che di diritto".

Alfano: "Sentenza che sorprende" "E' una sentenza che sorprende, e non poco, per l’evocazione dell’articolo 138 della Costituzione". Secondo il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, "la Corte Costituzionale dice oggi ciò che avrebbe potuto e, inevitabilmente, dovuto dire già nel 2004 nell’unico precedente in materia". "E' incomprensibile - ha continuato il Guardasigilli in una nota - come giudici costituzionali abbiano potuto spendere, nel 2004, pagine su pagine di motivazioni relative alla rinunciabilità della sospensione processuale, alla sospensione della prescrizione e tanto altro ancora senza fare alcun riferimento alla necessità di una legge costituzionale. Tale argomento, preliminare e risolutivo, è inspiegabile che venga evocato quest’oggi". "Se questo argomento, che non condividiamo, fosse stato usato a tempo debito, avrebbe evitato al parlamento di essere oggettivamente indotto a utilizzare lo strumento della legge ordinaria e - ha, infine, concluso Alfano - al capo dello Stato una promulgazione munita di pubbliche motivazioni (nota luglio 2008)".

Scajola: "Abbiamo il dovere di andare avanti" "La Corte Costituzionale ha assunto una decisione inattesa e impegnativa, sia perchè nel nostro sistema costituzionale era già inserito un principio di immunità, esteso per di più a tutti i parlamentari, sia perchè con una precedente sentenza la Corte aveva chiesto modifiche al Lodo Schifani, che erano state inserite nel lodo Alfano". Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola non prevede "conseguenze politiche: il governo ha il dovere di realizzare il programma adempiendo fino in fondo al mandato elettorale, soprattutto in questa fase delicata per l’economia". Secondo Scajola, il governo si è "impegnato a far uscire il Paese dalla crisi, ad affrontare le molte emergenze del Paese, dal terremoto in Abruzzo all’alluvione a Messina".

Gelmini: "Una sentenza politica "La Corte costituzionale ha emesso una sentenza politica. Alla maggioranza dei cittadini italiani è chiaro che la Consulta ha smesso di essere un organo di garanzia ed è oggi diventata una parte politica". Secondo il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, "in questa prima fase della legislatura", Berlusconi ha "dimostrato di rispondere ai problemi veri della gente: la soluzione dell’emergenza rifiuti a Napoli, la ricostruzione dell’Abruzzo e la difesa dell’economia sono solo alcune delle sue battaglie". "Un’opera riformatrice che è stata perfettamente compresa e apprezzata dagli elettori - ha continuato la Gelmini - il governo, che ha il consenso della stragrande maggioranza degli Italiani - conclude Gelmini - non sarà certo rovesciato da congiure di palazzo che vogliono sovvertire il voto liberamente espresso dai cittadini. Avanti dunque, l’interesse di tutti deve prevalere sugli interessi delle caste".

Il Pdl fa quadrato "E' una sentenza politica ma il presidente Berlusconi, il Governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall`aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto", ha commentato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, portavoce del Premier Silvio Berlusconi. Sulla stessa linea anche Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl in Senato, che punta il dito contro la Corte, "un tempo costituzionale": "Da oggi non è più un organo di garanzia, perchè smentendo la sua giurisprudenza ha emesso una decisione politica, che non priverà il Paese della guida che gli elettori hanno scelto e costantemente rafforzato di elezione in elezione". Gasparri parla di "una giornata buia per i valori della legalità e che segna il tramonto di una istituzione che ha obbedito a logiche di appartenenza politica e non a valutazioni di costituzionalità". Ma assicura: "Il governo andrà avanti, mentre chi ha tradito la propria funzione di garanzia non cancellerà la volontà democratica del popolo italiano".

Cicchitto: "Linea per colpire Berlusconi" Fabrizio Cicchitto, presidente del gruppo Pdl a Montecitorio, ha definito "incontestabile che la Corte Costituzionale ha rovesciato la sua precedente impostazione" e che "l'unica spiegazione di questo così profondo cambiamento della sua dottrina sulla materia regolata dal lodo Alfano deriva da un processo di politicizzazione della Corte che si schiera sulla linea dell'attacco al Presidente Berlusconi". "Berlusconi - ha proseguito Cicchitto - forte dell'appoggio di cui gode nel Paese, continuerà a governare affrontando a viso aperto processi imbastiti sulla base dell`uso politico della giustizia". Secondo Cicchitto, "è evidente che questo deliberato della Corte dà un contributo al deterioramento della dialettica politica nel nostro Paese considerando anche il sicuro uso strumentale che di esso verrà fatto. In questa vicenda dovrà far sentire la sua voce quella che sappiamo essere la maggioranza del popolo italiano".

Il Carroccio: "La Consulta non ferma il governo" La Lega fa quadrato con il Pdl e dopo pochi minuti dalla bocciatura del lodo Alfano sgombra il campo dall’ipotesi di elezioni anticipate che pure in questi giorni il segretario federale, Umberto Bossi, e qualche lumbard non avevano esitato a ipotizzare. "Non sarà certo una sentenza della corte a bloccare l’azione di questa maggioranza, Avanti dunque - scrivono in una nota congiunta i capigruppo leghisti, Federico Bricolo e Roberto Cota - con le riforme. La Lega Nord è al governo per cambiare questo paese. Lo vuole il popolo e questa è l’unica cosa che conta".

"Questa sentenza - ha commentato il ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia - mette in discussione una legge di un Parlamento democraticamente eletto e quindi viene meno il contratto sociale di Rousseau, ovvero il popolo delega le istituzioni a esercitare alcune funzioni che sono state bocciate dalla Consulta".

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