Senato: sì alla blocca processi. Il Pd lascia l'Aula L'Anm: "Almeno 100mila cause a rischio"

L'allarme dell’Associazione nazionale magistrati: si rischia di creare "un caos senza precedenti" che metterà "in ginocchio" il sistema giustizia. A Palazzo Madama passa l'emendamento "blocca processi"

Senato: sì alla blocca processi. Il Pd lascia l'Aula 
L'Anm: "Almeno 100mila cause a rischio"

Roma - Con la cosiddetta norma "blocca processi" con cui si prevede la sospensione dei processi per i reati commessi fino al giugno 2002 sono a rischio almeno "100mila processi". L’allarme viene lanciato dall’Associazione nazionale magistrati che sottolinea come nel caso dovesse passare tale norme "la giustizia sarebbe in ginocchio visto che si creerebbe un caos senza precedenti".

L'allarme dell'Anm Il presidente dell’Anm Luca Palamara, nel corso di una conferenza stampa, ha segnalato un elenco di reati per i quali secondo la "blocca processi" si imporrebbe la sospensione. Si va dal sequestro di persona, alla rapina, passando per lo stupro, senza dimenticare l’omicidio colposo, i maltrattamenti in famiglia e le molestie. Ma la lista dei reati per i quali è prevista una pena inferiore ai 10 anni è davvero lunga. "E allora - ha esordito Palamara - come si fa a dire ai genitori ad esempio di una vittima dello stupro che il processo è sospeso perchè non c’è urgenza. Qual è la fretta di introdurre una disposizione che rischia di fare chiedere la giustizia penale per i prossimi anni?". Se passasse questa norma, come hanno sottolineato anche il segretario generale dell’Anm Giuseppe Cascini e il vicepresidente Gioacchino Natoli sarebbe come dire che "il legislatore ha deciso che i reati con meno di 10 anni di pena sono bagatelle". I reati per i quali sarebbe obbligatoria la sospensione, ribadisce l’Anm, "sono il 95% del totale dei reati. Stabilire che la stragrande maggioranza di essi vada esclusa è un danno alla lotta alla criminalità".

Secco "no" al dl L’Anm segnala "con preoccupazione che le norme contenute nel disegno di legge in materia di intercettazioni approvate dal Consiglio dei ministri di venerdì se tradotte in legge avrebbero l’effetto di ridurre drasticamente le possibilità di contrasto nei confronti della criminalità da parte delle forze dell’ordine e della magistratura". Facendo degli esempi espliciti la giunta esecutiva centrale dell’Anm rivela che con queste norme "non potranno essere disposte intercettazioni e nemmeno acquisiti i tabulati del traffico telefonico per reati gravissimi quali il sequestro di persona, l’estorsione, la violenza sessuale, lo sfruttamento della prostituzione, la rapina, il porto abusivo di armi, il furto in appartamento, la bancarotta fraudolenta, l’associazione per delinquere semplice". Ma se passasse tale norma, avverte l’Anm, invitando la politica a una "riflessione", sarebbero "irrimediabilmente pregiudicate le attività di indagine anche per reati di particolare gravità". È il caso, ad esempio, del sequestro di persona a scopo di estorsione "nel quale le intercettazioni dovrebbero essere definitivamente chiuse al terzo mese, pur essendo in ipotesi in corso il sequestro".

La polemica sulle intercettazioni Insomma secondo l’Anm, "la drastica riduzione della possibilità di ricorrere a intercettazioni ambientali, anche per reati di mafia e terrorismo, depotenzia gravemente e ingiustificatamente l’azione investigativa". "Di fatto - rilevano - non saranno più possibili intercettazioni nei locali pubblici, negli uffici, all’interno dei veicoli, negli istituti penitenziari". Con queste norme poi, si rileva ancora, sarebbero off limits "le riprese visive per identificare gli autori di rapina in banca, violenza negli stadi, assenteismo degli statali". Nel disegno di legge, inoltre, per l’Anm "mancano disposizioni adeguate al fine di tutelare il diritto alla riservatezza delle persone coinvolte in intercettazioni con riferimento a fatti privati estranei al processo penale. Si potrà insomma intercettare di meno con grandi vantaggi per i criminali e senza reali benefici per la riservatezza delle persone e, soprattutto a discapito della sicurezza dei cittadini", conclude l’Anm.

Lo scontro tra istituzioni "Singole vicende non possono trascinare l’intera magistratura su un terreno di contrasto con altre istituzioni". I vertici dell’Anm tornano a denunciare le "invettive" rivolte dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai colleghi di Milano, ai quali esprimono ancora "solidarietà e stima". "Quanto sta accadendo ci allarma - dice il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara - siamo preoccupati. La denigrazione e la delegittimazione di singoli magistrati diventa denigrazione e delegittimazione dell’intera istituzione, e questo comporta un serio rischio per l’equilibrio tra i poteri dello Stato".

Un imputato, sottolinea ancora il leader dell’Anm, ha il diritto "di difendersi nel processo con i mezzi che l’ordinamento mette a disposizione", ma tutto questo non può trasformarsi in "delegittimazioni" e "invettive ingiustificate". 

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