Il senatore che prende a cuore i pensionati che non okkupano

Il senatore che prende a cuore i pensionati che non okkupano

(...) Sono i pensionati Inpdap, gli ex lavoratori degli enti locali, dello Stato, che non hanno ancora capito perché sono stati «puniti». Loro, appunto, non fanno scioperi e cortei. Ma ieri il Giornale, nell’editoriale di Massimiliano Lussana, ha parlato del loro caso. Ha chiesto un po’ di attenzione a chi non sceglie la strada della piazza. E senza disturbare nessuno l’ha ottenuta. Il senatore Giorgio Bornacin, uno di quelli che in questi mesi si è attivato per i pensionati dell’amianto, ha ben appuntato nell’agenda il caso Inpdap.
Senatore, risolta una rogna ne esce un’altra?
«Questa purtroppo c’era da quando si sono visti gli effetti dell’ultima finanziaria di Prodi. Che ha fatto un bel regalo ai pensionati».
Beh, però non l’avete ancora cancellato questo regalo.
«Ci sto lavorando e mi fa piacere che il Giornale ricordi una situazione troppe volte passata sotto silenzio a fronte di altre ben più pubblicizzate».
Il caso amianto è forse più clamoroso? Più grave?
«Non direi proprio. Conosco una persona che mi ha portato il suo caso: gli sono stati tagliati 750 euro di pensione. Ma spesso decurtazioni minori sono ancora più gravi. A una vedova adesso arrivano solo 80 euro al mese. Una follia».
C’è qualche suo atto parlamentare per risolvere il caso?
«Non ho fatto interpellanze o comunicati. Potrei anche farli, ma credo sia più importante andare a parlare direttamente con chi ha il potere di trovare una via d’uscita».
Ad esempio?
«Ho parlato con l’amministratore delegato dell’Inpdap e attendo un incontro con il presidente nazionale dell’ente. Ma dovrò vedere anche il direttore ligure».
Il caso Inpdadp è più grave di quello dell’amianto. Qui nessuno ha fatto carte false o ottenuto benefici illegittimi?
«Sì, non ci sono inchieste della magistratura in corso, è vero. Ma va comunque detto che anche il caso dell’amianto e dei consortili deve tener presente l’epoca in cui sono stati fatti i pensionamenti, i motivi e le scelte che erano alla base di quelle decisioni, nelle quali i lavoratori stessi non avevano quasi neppure diritto di parola».
Anche l’inchiesta della magistratura è assurda?
«No, per carità. La magistratura è tenuta a verificare se ci sono stati episodi di dolo, se qualcuno ha volontariamente frodato gli enti pensionistici ed eventualmente punirli con severità. È che nella stragrande maggioranza dei casi, nell’eventualità ci siano responsabili, questi non sono i pensionati che non devono pagare se non hanno commesso dolo».


C’è chi invece vorrebbe fermare tutto?
«C’è stato chi, durante gli incontri con enti e parlamentari, ha anche chiesto di trovare una soluzione tombale, che di fatto fermi il lavoro dei magistrati. È vero, ma per fortuna è anche vero che da parte di tutti è stato subito zittito».
Le battaglie si possono portare avanti anche senza la prepotenza.

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