Cronache

Il senatur brinda alla devolution nel Tigullio

Il senatur brinda alla devolution nel Tigullio

Sarà proprio lui, l’Umberto, il senatur, a celebrare oggi e domani in Liguria la devolution, alla prima occasione assoluta che si presenta al Carroccio per issare la bandiera della vittoria dopo il voto in parlamento. Lo ha confermato anche ieri il segretario «nazionale» ligure, Francesco Bruzzone, che ha presentato l’appuntamento con la «Scuola quadri federali» in programma in questo fine settimana, a partire dalle 14 di oggi, a Sestri Levante (Hotel Nettuno, in piazza Bo): «Siamo enormemente soddisfatti - dichiara Bruzzone - per l'approvazione della devolution, ora chiediamo che la Liguria decida di essere in prima fila quando la riforma entrerà in vigore. In questo senso, presenteremo una mozione in consiglio regionale». La Lega vuole, in sostanza, «che la Liguria non sia defilata, ma in prima linea, con Lombardia e Veneto, per applicare la riforma. Il presidente Burlando ci dovrà dire se vuole prendersi i nuovi poteri affidati alle Regioni oppure no». Il segretario del Carroccio conferma pure che verrà chiesto per questa mozione l'appoggio degli altri partiti della Casa delle Libertà. Le prime riforme che saranno applicate dopo l'entrata in vigore, ricorda poi Bruzzone, riguarderanno la sanità, l'istruzione e la polizia locale, le altre seguiranno diluite nel tempo. «La Lega Nord è nata per il federalismo e ha fatto vent’anni di battaglie in questa direzione. Per festeggiare il 4 dicembre - annuncia - ci sarà una manifestazione nazionale con una mobilitazione in piazza di tutti i leghisti». Annuisce, accanto a Bruzzone, uno dei leader storici del movimento, Bruno Ravera, che nel 1980 fondò l'Union Ligure insieme a Stefano Roberti: «Nel 1988 incontrai per la prima volta Bossi che l'anno prima era diventato senatore con la Lega Lombarda. Nel 1989 abbiamo fatto il primo accordo di massima tra Unione Ligure, Liga Veneta e Lega Lombarda e in seguito conquistammo i primi due eurodeputati». Ravera ricorda anche come nel '90 la Lega fece la sua apparizione a Genova con 5 consiglieri comunali e 2 consiglieri regionali, dopo avere conquistato alcuni Comuni della Riviera di Ponente, tra cui Sanremo. L'attuale segretario ligure, Bruzzone, diventò per la prima volta consigliere regionale nel '95. «Ora però inizia il lavoro vero, dobbiamo metterci d'impegno per attuare la devolution».
Se ne parlerà diffusamente, fra l’altro, nell’incontro di Sestri, cui prenderanno parte, oltre a Bruzzone e al presidente federale Angelo Alessandri, tutti i big del partito: dal ministro della Giustizia Roberto Castelli al senatore Luciano Gasperini, dal traboccante Mario Borghezio al potente tesoriere Maurizio Balocchi, dall’onorevole Cesare Ercole ad Alberto Brambilla (tutti quanti inseriti fra i relatori della prima sessione). Domani, spazio al senatore Ettore Pirovano, al professor Dario Fruscio, all’avvocato Roberto Cota, al segretario generale del sindacato Sin.Pa Mauro Rosi,all’onorevole Andrea Gibelli, al ministro del Welfare Roberto Maroni e a quello delle Riforme e della Devoluzione Roberto Calderoli. L’apoteosi, manco a dirlo, sarà l’intervento conclusivo di Bossi, intorno alle 12 e 40. Con una prevedibile «ola» da stadio. Sempre in tema di devoluzione, interviene intanto il vicepresidente della Camera e presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia, Alfredo Biondi, che, a proposito dei «distinguo» sulla legge da parte del cardinale Camillo Ruini, replica: «La Conferenza episcopale boccia la devolution? Cosa importa, questa volta l’ingerenza va bene. Piace a Casini e Fassino che lo dicono, e perché no a Bertinotti e magari a Pannella che tacciono. Perché c’è l’ingerenza che indigna e l’ingerenza che serve. Quindi se serve non ci s’indigna». Lo stesso Biondi, riferendosi ancora alle parole di Ruini in materia secolare e di fede, aggiunge: «Ho ascoltato con molta attenzione le parole di Ruini.

Per fortuna se n’è accorto anche il cardinale che ha tenuto a distinguere il sacro dal profano evitando qualsiasi tipo di strumentalizzazione».

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