Sentenza Linate: con il radar nessuna strage

«Siamo di fronte a un errore umano reso possibile da una serie di mancanze dell'apparato di sicurezza»: questo disse Gerardo D’Ambrosio, allora procuratore della Repubblica, il 12 ottobre 2001, quattro giorni appena dopo il disastro di Linate, i 118 morti della collisione tra l’Md87 della Scandinavian e il piccolo Cessna. Sette anni dopo, la sentenza della Cassazione che mette - sul piano giudiziario - la parola fine alla vicenda offre sostanzialmente la stessa verità: quel giorno l’aeroporto milanese operava in una situazione di «gravi deficienze strutturali» senza le quali la collisione non sarebbe mai avvenuta. I piloti del Cessna si sarebbero accorti di avere imboccato la pista sbagliata, R6 invece di R5. E se non se ne fossero accorti loro, li avrebbe fermati la torre di controllo.
Le motivazioni depositate ieri dalla Cassazione indicano punto per punto le carenze di Linate: «stop-bar, sensore antintrusione, segnaletica orizzontale e verticale fatiscente».

Ma al primo posto rimane la mancanza più grave e clamorosa, indicata fin dalle prime ore dopo lo schianto come causa principale: l’assenza di un radar di terra, che pure a Linate era stato in funzione fino al 1999, poi era divenuto obsoleto ed era stato smantellato ma non rimpiazzato. Per questo la condanna più pesante inflitta dalla Cassazione resta quella a carico di Sandro (...)

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