Politica

«La sentenza sul crocifisso va annullata»

nostro inviato a Strasburgo

Quella sentenza s’ha da cancellare. Dopo una notte in volo sull’Atlantico e i faticosi colloqui con Hillary Clinton e James Jones, Franco Frattini arriva sulle rive del Reno deciso a rilanciare nella «guerra del crocifisso» e nella politica dell’immigrazione.
Annuncia che il 2 febbraio - giusto in scadenza della possibilità di appello - il governo di Roma presenterà il suo ricorso alla sentenza della Corte dei diritti dell’uomo (che agisce all’interno del Consiglio d’Europa) e che ritiene possa esser dichiarato «ammissibile», così da far riscrivere le regole entro il 2011 e permettere il ritorno del crocefisso nelle aule scolastiche. Alle tv che lo interrogano lo dice senza peli sulla lingua, che il cristianesimo «è un pilastro dell’Europa» che non si può pensare di abbattere e che quello del crocefisso è un pretesto per imporre una visione laicista. Davanti al Consiglio d’Europa, il ministro degli Esteri ci va più soft, senza però cambiare le carte in tavola. «La cancellazione del riferimento alle radici cristiane nel Trattato ha rivelato tutta la nostra debolezza - osserva -; quella di un mondo che riconosce ad altri, ad esempio i musulmani, il tratto religioso delle loro identità, ma poi lo allontana da sé. Nient’altro che lo spettacolo, forse involontario, di un razzismo rovesciato!».
Parla con prudenza Frattini davanti all’assemblea (formata dai parlamentari di 47 Stati membri) perché sa bene come conti parecchio la componente laicista di tante nazioni qui presenti e come sia agguerrita - al pari di quella che siede nell’Europarlamento - la lobby anti-cattolica. Meglio evitare strappi, anche perché a subirne le conseguenze potrebbe essere il ricorso italiano, sorretto anche da altri (Polonia in prima fila) ma la polemica ci sta tutta. Anche perché non si capisce - fa notare ancora il ministro - come in nome dei diritti dell’uomo all’Ovest si costruiscano moschee, senza però assicurarsi la reciprocità dei luoghi di culto in territorio musulmano. Del resto, insiste, il cristianesimo non è tanto «la nostalgia di un passato», ma come hanno mostrato tanto Papa Wojtyla che Papa Ratzinger, «una via di dialogo» e, assieme, «un fattore costitutivo del pluralismo morale delle società d’oggi». In sostanza, se si punta alla globalizzazione dei diritti umani senza annacquarne i contenuti, Frattini sostiene che non si può prescindere dal recupero dei valori di una tradizione, senza che questo metta in discussione la separazione dei poteri tra sfera pubblica e religiosa. E sulla necessità che tutti li recepiscano senza eccezioni se interessati a un dialogo costruttivo.
Valori che, come detto, sono quelli fondanti dell’Europa e che devono essere studiati e applicati anche dagli immigrati. Perché se è sbagliato «considerare l’immigrazione come qualcosa che non può essere gestito», lo è ancor di più rassegnarsi al multiculturalismo o alla pietosa concessione di uno status a chi non accetta altro che le proprie tradizioni. «La cittadinanza - ha spiegato il titolare della Farnesina - è una conquista dopo un percorso complesso, fatto di dialogo, di formazione scolastica e civica, di apprendimento della lingua e di condivisione dei diritti fondamentali».
E a proposito d’immigrazione, Frattini (che non si scandalizza per il richiamo di Nicolas Sarkozy a non copiare l’Italia, visto che da noi, osserva, l’accoglitutti è finito ormai da un paio d’anni), pronto a rilevare come il nostro governo abbia salvato ben 40mila migranti tra il 2008 e il 2009, ci tiene a mettere in rilievo come si debba aprire la porta al sistema dei flussi, ma combattendo invece con decisione l’invasione dei clandestini.

Una operazione che non si può delegare a un solo Paese.

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