Sentenza «taroccata» su Mondadori-Cir, la Fininvest si oppone

Milano«Esproprio scandaloso» o «giusta riparazione»? Sarà la Corte di Cassazione a dire l’ultima parola sul gigantesco risarcimento danni cui la Corte d’appello di Milano ha condannato nel luglio scorso Fininvest a favore della Cir di Carlo De Benedetti. Ieri i legali del gruppo di Silvio Berlusconi hanno depositato il ricorso contro la sentenza milanese che riconosceva al gruppo dell’Ingegnere 564 milioni di euro per ricompensarlo della ingiusta sconfitta patita nel 1991 nello scontro con il Cavaliere per il controllo della Mondadori. Alla fine, Berlusconi e De Benedetti si spartirono la casa editrice: al primo i libri e i periodici, al secondo Repubblica, l’Espresso e i quotidiani locali.
Ma a quell’accordo, secondo la Corte d’appello milanese, De Benedetti venne costretto da una sentenza romana che dava ragione a Berlusconi: e poiché si è scoperto che uno degli autori di quella sentenza, il giudice Vittorio Metta, era stato comprato con i soldi di Fininvest, oggi l’Ingegnere ha diritto ad essere risarcito. E il risarcimento è stato già incassato dalla Cir, la holding debenedettiana.
Ma ora i legali del Biscione chiedono che De Benedetti debba restituire l’ingente somma e che la sentenza milanese venga annullata. Nei quindici motivi di ricorso depositati ieri, i legali di Berlusconi attaccano su tutti i versanti la sentenza di condanna. Al primo punto c’è lo stesso difetto che il mese scorso ha portato Marina Berlusconi a chiedere addirittura un procedimento disciplinare a carico di Luigi de Ruggiero, Giovan Battista Rollero e Walter Saresella, i tre autori della sentenza, che avrebbero - per giustificare la loro decisione - citato a modo loro un precedente giurisprudenziale della Cassazione, tagliandone un passaggio decisivo e facendo dire così alla Cassazione il contrario di quanto avrebbe in realtà affermato.
Tra gli altri motivi che secondo i legali di Fininvest dovrebbero portare all’annullamento del megarisarcimento, c’è il fatto che la sentenza del 1990 a favore del Biscione venne presa non solo dal giudice corrotto, ma anche da altri due magistrati i quali hanno sempre rivendicato di avere deciso consapevolmente e secondo coscienza e diritto. E c’è soprattutto il comportamento di Cir, che nel 1990 - dopo essere uscita sconfitta dallo scontro giudiziario con Fininvest davanti alla Corte d’appello di Roma - presentò prima ricorso in Cassazione, poi preferì ritirare il ricorso, lasciando che la sentenza ingiusta passasse in giudicato, e mettersi d’accordo con Berlusconi.
«Il ricorso messo a punto dai nostri legali - ha dichiarato ieri Marina Berlusconi - evidenza come la Corte d’appello di Milano per condannarci abbia confezionato un vero e proprio diritto su misura al fine di superare ostacoli giuridici altrimenti insuperabili. Dopo due sentenze della magistratura milanese che in primo e secondo grado hanno mortificato i principi del diritto e la realtà dei fatti, non possiamo non confidare che in Cassazione venga finalmente riconosciuta l’assoluta correttezza del nostro operato così come la totale infondatezza di quello che è e resa un esproprio scandaloso ai nostri danni».

Ribattono in una nota i legali di De Benedetti, Vincenzo Roppo e Elisabetta Rubini: «La condanna di Fininvest al risarcimento non è in alcun modo un esproprio bensì la giusta riparazione di un danno sofferto da Cir oltre 20 anni fa per effetto di corruzione giudiziaria». Nelle prossime settimane la Cir depositerà l’atto con cui si oppone al ricorso di Fininvest.

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