Caro Massimiliano, è da tempo che pensavo di scrivere qualcosa su Vittorio Malacalza, e ora leggendo il tuo fondo, ho deciso che andava fatto ed eccomi qua. E poi, ad onor del vero, mi fa anche piacere. Però potevi lasciare qual cosina per gli altri; infatti mancava solo che riportassi il suo numero di scarpe ed il gioco era fatto.
Comunque scherzi a parte, condivido il tuo pensiero nei suoi confronti anche nella punteggiatura: un grande industriale, ma ancor più, una gran bella persona. Ma è della prima di queste che ti vorrei parlare (della seconda ho già scritto tanto); l'imprenditore e il beneficio che dà e può dare al turismo, che è forse l'unica cosa che ti sei «dimenticato» di scrivere. E che è poi quella che più mi sta a cuore. L'hai fatto apposta?
Secondo le statistiche ufficiali della World Tourism Organization (WTO), il turismo congressuale e i viaggi d'affari, in genere, rappresentano il 16% di tutti gli arrivi internazionali, e dal punto di vista finanziario questa percentuale sale ulteriormente.
Inoltre l'importanza dell'industria turistica congressuale è ancora maggiore se si considera che questo genere di viaggi viene effettuato principalmente nei periodi di bassa stagione (destagionalizzazione), rappresentando quindi una componente molto rilevante per l'operatività durante tutto l'arco dell'anno.
Cosa c'entra? Embè, dove c'è industria c'è il congressuale che è un turismo che produce mediamente per ogni congressista una spesa di circa 240 euro al giorno che vengono spalmati sulla città tra pernottamento, trasferimenti, ristorazione, tipografie, hostess, interpreti, fornitori d'impianti e piante, senza contare tutto il resto.
A Genova, che ormai lo sanno anche i sassi ma dove forse chi di dovere non se lo ricorda, è nata la moderna industria nazionale, con gli stabilimenti dei Perrone e dei Piaggio, con l'impero economico di Gaslini, e poi l'armamento, la cantieristica, la siderurgia. Genova era capitale dell'Iri, poi dell'industria elettromeccanica, dell'impiantistica, del nucleare, sede delle più importanti società petrolifere, di quelle della produzione dello zucchero, della Vespa e di Calimero. Aveva il primo porto del Mediterraneo e costituiva con Milano e Torino il famoso triangolo industriale.
E giù meeting, convention, riunioni e quant'altro che portava benessere a destra e a manca.
E oggi? Oggi, oltre a non avere i collegamenti idonei per la congressistica, non abbiamo neanche le aziende perché continuiamo a farle scappare (vedi l'Asg di Malacalza che è dovuta «emigrare» a La Spezia). Infatti Genova è stata recentemente ritenuta «non idonea» per la qualità dei suoi collegamenti aerei. A cercare sede per il suo appuntamento più importante era una grande associazione internazionale che opera in campo medico, e l'Italia era stata selezionata superando concorrenti come Olanda e Svezia, dove Genova aveva le caratteristiche per l'ospitalità alberghiera e spazi per i congressi.
Ma siamo crollati sui collegamenti; siamo fuori, restano in gara Milano, Venezia e Roma. Ne azzeccassimo una.
E un recente convegno, molto importante, di una multinazionale dell'informatica si è già svolto invece a Torino e non in Liguria per la stessa ragione.
È chiaro che senza industria anche i collegamenti vanno a farsi friggere, perché è l'impresa che «spinge» per averli, e anche dei migliori. Quello che «prude» è che se arriva «qualcuno», poniamo da Bobbio, con gli attributi giusti per produrre «involontariamente» questo benessere, ecco che il pallino della responsabilità e del perché non s'è fatto niente, viene mantenuto in aria, tra Regione e Comune, all'infinito.
Che tanti palleggi così non li faceva neanche Maradona ai tempi migliori.
Con il risultato finale che la "quella gente" porta via i .; vabbeh, hai capito.
La soluzione? La prima c'hai pensato basta e c'avanza, che poi è la stessa che penso anch'io e qualche centinaio di migliaia di persone della nostra cara città.
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