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«Senza norme risultati paurosi sull’embrione»

Il presidente Cei: «Siamo per una consapevole non partecipazione. La vittoria dei sì creerebbe un vuoto»

«Senza norme risultati paurosi sull’embrione»

da Roma

«Noi siamo per una consapevole non partecipazione al voto, che ha il significato di un doppio no...». Nella prolusione che all’inizio della mattinata il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, rivolge ai vescovi italiani, più di una pagina è dedicata al referendum sulla legge 40. Mancano meno di due ore all’incontro con il Papa, e nell’aula del Sinodo il porporato con toni pacati ma fermi cerca di rispondere alle obiezioni che in queste settimane sono state rivolte alla posizione della gerarchia e del laicato cattolico. I quesiti referendari, spiega Ruini, «peggiorano irrimediabilmente e svuotano la legge», e la vittoria del «sì» riaprirebbe «in larga misura la porta a pericolosi vuoti normativi». Il cardinale dice che la scelta dell’astensione non è «in alcun modo una scelta di disimpegno», ma al contrario permette «di opporsi in maniera netta ed efficace a una logica che – a prescindere dalle intenzioni dei suoi sostenitori – mette in pericolo i fondamenti umani e morali della nostra civiltà».
Ruini ritiene che il dibattito di queste settimane abbia evidenziato che «in concreto l’unica via per opporsi» al peggioramento della legge sia la non partecipazione al voto, «mentre il votare no, dato che contribuisce al raggiungimento del quorum, di fatto è un aiuto, sia pur involontario, ai sostenitori del referendum». Il presidente della Cei incalza: «Osiamo chiedere a tutti di valutare con serenità anche le ragioni di noi pastori. Non ci muovono interessi di parte, fosse pure di parte cattolica. Non entriamo in competizioni di partiti, ma ci preoccupiamo unicamente, e concretamente, di quella difesa e promozione dell’uomo che è parte integrante dell’annuncio del Vangelo». Il cardinale ha aggiunto: «Non siamo contro la scienza e i suoi progressi: al contrario ammiriamo e sosteniamo i frutti della ricerca», ma «vogliamo che la scienza sia al servizio del bene integrale dell’uomo».
Quando si agisce sulla vita umana, in questa direzione spingono non soltanto «fondamentali ragioni etiche» ma anche «un evidente principio di precauzione»: solo così «si avranno sicuri vantaggi, e non pericoli, anche per la nostra salute». Ruini accenna quindi alle notizie sulle sperimentazioni condotte sugli embrioni a prescindere dal loro carattere umano, che confermano «la necessità di norme». Senza di esse «arriveremo – aggiunge – probabilmente prima del previsto, a risultati che suscitano orrore e paura». Esistono invece, dice ancora il cardinale, «alternative precise, come quelle basate sulle cellule staminali ottenute senza sopprimere embrioni, che hanno già dato, a differenza delle altre, risultati clinici concreti».
Il presidente della Cei si rivolge direttamente agli italiani: «A tutti, anche a coloro che contestano più duramente le nostre posizioni e il nostro stesso diritto e dovere di esprimerci in questa materia, vorremmo dire che non ci può essere un futuro positivo e accettabile se si perde l’unità di misura della vita umana.

Siamo dunque certi, con il nostro attuale impegno – ha concluso Ruini – di non essere dei sorpassati, ma di far parte invece di coloro che lavorano per il futuro».

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