Senza patente con l’auto di papà: due morti

A 18 anni appena compiuti, prende la macchina di nascosto e si schianta a 140 all’ora contro un albero. Le vittime sono due amici del giovane. Non c’è stato scampo per un ragazzo e una ragazza di 17 anni sbalzata fuori dalla vettura, mentre un altro adolescente è grave. Sotto choc il paese di Fiumicino

Senza patente con l’auto di papà: due morti

da Fiumicino (Roma)

Il tachimetro fermo a 140 chilometri l’ora. L’auto, una Volkswagen Golf 1900 Tdi, ridotta a un ammasso di rottami. Sull’asfalto, priva di vita, Melania Presta, 17 anni, sbalzata fuori dall’auto dopo la violentissima carambola contro i platani di via della Scafa, a pochi passi dal ponte Due Giugno, a Fiumicino. Agonizzante all’interno dell’abitacolo Davide Bruno, 18 anni appena compiuti, in condizioni preoccupanti Salvatore M., ferito ma non gravemente suo cugino Felice M., il minorenne alla guida della macchina sottratta al padre mentre questi dormiva.
Due ragazzi morti, uno ricoverato in terapia intensiva, l’ultimo sotto choc: è il bilancio del terribile incidente che ha sconvolto la cittadina aeroportuale sul litorale romano. A ricostruire la dinamica dell’ennesima tragedia della strada gli agenti intervenuti sul posto alle 23 di giovedì. «L’auto viaggiava a forte velocità - spiega il vicequestore aggiunto della polizia stradale Emma Farano - su una strada stretta e buia. Probabilmente a causa dell’inesperienza, dopo la curva il guidatore ha perso il controllo del mezzo che ha sbandato verso il ciglio destro schiantandosi su un platano. A quel punto la vettura si è rigirata su se stessa per finire, poi, contro l’albero successivo e fermarsi al centro della carreggiata. Escludiamo, al momento, che qualcuno o qualcosa abbia potuto provocare l’incidente».
Immediati i soccorsi, allertati da alcuni avventori di locali vicini accorsi sulla scena dell’incidente. Per Melania non c’è nulla da fare mentre gli altri tre vengono trasportati in ambulanza all’ospedale Grassi di Ostia. Davide muore poco dopo il ricovero, Salvatore viene medicato e sottoposto a Tac, Felice a tutti gli accertamenti medici. Sul caso, manco a dirlo, la magistratura ha aperto un’inchiesta. «Non ci sono testimoni oculari - precisano gli inquirenti - ma dai rilievi effettuati non ci sono dubbi sulla dinamica del sinistro».
Sull’asfalto nessun segno di frenata, solo quello che resta degli oggetti personali dei quattro ragazzi, un lettore cd, alcun compact con incisi i pezzi preferiti dai teenager. Hip-hop, dance, rap music. Davide, 18 anni compiuti a maggio, non si doveva trovare lì. Di solito non usciva mai durante la settimana: al mattino sveglia presto per andare a lavorare nella piccola impresa artigianale del papà. Melania, l’altra vittima, era una ragazzina solare e piena di vita. Aveva appena terminato il terzo anno all’istituto Paolo Baffi, una scuola professionale della zona, ed era felice per la promozione ottenuta senza debiti formativi. Poi ci sono Salvatore e Felice, due cugini anch’essi sempre allegri e con tanta voglia di lavorare, disposti a sacrificarsi sui banchi di scuola, ai corsi serali, pur di conseguire la licenza media. L’altra sera la trovata di arraffare le chiavi al genitore, gestore di una pizzeria nel quartiere. Un’idea folle pagata a un prezzo carissimo.

A casa di Davide, a pochi metri dalla pista numero 1 dello scalo intercontinentale, ieri si è recato anche il sindaco del Comune tirrenico, Mario Canapini: «In genere si pensa che tragedie come queste avvengano solo in altri luoghi. Quando ci toccano da vicino ci lasciano attoniti - spiega il sindaco -. Devono indurci a una seria riflessione e a una maggiore attenzione, a partire dalle Istituzioni, sui problemi dei giovani, al loro malessere».

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