Seppi e Schiavone leoni d’Australia: «Solo pane e tennis»

La primavera australe degli italiani a Sydney, alla vigilia degli Open d’apertura della stagione: l’altoatesino schianta Hewitt, la milanese in finale contro la Henin. «È ora di raccogliere i risultati»

Marco Lombardo

Le storie sono più o meno le stesse: pane e tennis. Quello che hanno mangiato Andreas Seppi e Francesca Schiavone, gli eroi di un giorno da leoni (e da Leonessa) che promette di non rimanere isolato. Così, alla vigilia degli Australian Open che partono dopodomani, l’Italia si presenta finalmente unita e determinata. E la sensazione stavolta è che il tennis italiano faccia proprio sul serio.
Riassumendo: dopo la semifinale di Doha sul terreno nemico (il veloce) di Volandri e la finale persa dall’altra parte del mondo dalla Pennetta appena reduce da aver battuto la resuscitata Hingis, ecco che appunto alle porte del primo Slam della stagione Seppi e la Schiavone si ritagliano una giornata di gloria al Medibank International di Sydney. Il primo, soprattutto, entra in semifinale dopo aver eliminato Lleyton Hewitt, l’idolo di casa, superato 4-6, 7-6, 7-6 dopo aver salvato due match point nel secondo set. Una sorpresa forse ma quasi, perché Seppi è l’uomo, il ragazzo, che ha guidato l’Italia in Davis contro la Spagna battendo il campione del Roland Garros 2003 Juan Carlos Ferrero: 21 anni, testa, diploma e angoli da ragioniere, sogna una carriera da campione e il risultato di ieri è solo l’ennesima conferma. «È il mio grande giorno - ha detto alla fine -, lui avrà fatto anche tanti errori ma per me è un risultato importante». E soprattutto atteso, almeno dal suo coach Massimo Sartori che con la moglie Lisa - fisioterapista - lo ha cresciuto tra la neve di Caldaro, in Alto Adige, da quando aveva dieci anni e una racchetta piena di certezze. Dice il tecnico: «Andreas ha la testa solo per il tennis, in questo senso è davvero tedesco. Non ha mai saltato un allenamento, non si è mai lamentato, ha sempre seguito i consigli. Il suo obbiettivo è tra i primi dieci, lavorerà duro per questo». Infatti adesso, da numero 60 al mondo, ha battuto il numero 4 ed oggi in semifinale affronterà il numero 26, il russo Andreev: per la matematica del tennis si tratta insomma un altro gradino importante.
Poi c’è Francesca Schiavone: lei tra le grandi c’è già da un po’ e da quando Silvia Farina ha deciso di ritirarsi per giocarsi un posto da mamma sembra quasi si sia definitivamente sbloccata. Da Milano ha fatto il giro del mondo prima di trovarsi numero 15 delle classifiche, è stata anche due posizioni in su, di sicuro è in finale a Sydney dove ha battuto 6-4, 6-3 la ceca Vaidisova, quella che molti indicano come la nuova Sharapova. Francesca sfiderà ora la belga Henin, un’altra (ex) numero uno, senza le incertezze che per anni l’hanno frenata assieme a quel carattere scontroso che per un po’ l’ha divisa dal resto del mondo tennistico. Ora però è tutto diverso, in Italia è già la migliore, nel circuito mondiale è una di quelle che a nessuno piace incontrare e a 25 anni «è l’ora di raccogliere risultati». Era questo il suo messaggio di inizio stagione, quello di una ragazza che un giorno ha confessato che lei, nella vita e nello sport, voleva sentirsi «come Sampras».

Per il momento, semplicemente da Schiavone, si gioca il primo titolo del 2006. Poi ci sarà Melbourne, ma intanto - con lei ma non solo - l’Italia sembra aver trovato la ricetta giusta. In fondo sembrava troppo semplice: pane e tennis.

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