Undici chili di cocaina purissima, della migliore qualità, valore di «mercato» oltre due milioni di euro, arrivati in Italia sulla rotta Barcellona-Civitavecchia. Al carico, uno dei più grossi degli ultimi tempi tra le mani degli investigatori doganali, i «segugi» delle fiamme gialle sono approdati dopo una serie di controlli incrociati su viaggiatori «sospetti». «Pendolari» possibili corrieri della droga. Come P. Q. A. M., colombiana di 30 anni, appunto, annotata sui «taccuini» dei berretti verdi per i suoi frequenti viaggi dalla Spagna, almeno altrettanti negli ultimi sei mesi. Non basta. Ogni volta la straniera sbarcava a bordo di unauto diversa, sempre unutilitaria che non desse troppo nellocchio; vettura che, puntualmente, spariva nel nulla. Un rapido riscontro alle banche dati per capire se la donna potesse avere interessi particolari per giungere così spesso in visita al Belpaese - ma né aveva una fissa dimora, né un lavoro - quindi la decisione di verificarne la posizione al suo nuovo ingresso nello Stivale.
Unattesa paziente che ha presto dato, però, i suoi frutti. Ecco così che laltro giorno sulla banchina 21 un militare ha riconosciuto la colombiana mentre scendeva da una nave proveniente dalla città della Catalogna. Fermata dapprima per un controllo ai documenti, P. Q. A. M. è apparsa subito innervosita, turbata dalle domande dei pubblici ufficiali. A confermare i dubbi dei finanzieri, poi, ci ha pensato Nica, pastore tedesco che ha fiutato in un attimo dove fosse la droga. La coca era suddivisa in panetti e nascosta allinterno di due vani ricavati dietro i pannelli dei sedili posteriori della sua auto. Soprattutto, era stata confezionata in modo tale da trarre in inganno il fiuto dei cani antidroga. Infatti, ciascun panetto era avvolto da numerosi strati di cellophane con allinterno senape, caffè e bagno schiuma. In questo caso però il trucco non è servito a nulla. Ciascun panetto presentava una sorta di marcatura che ne indicava la qualità.
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