Modena- Il cinquantunenne di origine meridionale (sarebbe siciliano) sottoposto a fermo nella tarda di mattinata di oggi con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione è stato un «esecutore materiale, ideatore, favoreggiatore del sequestro e ha offerto supporto logistico». Lo hanno detto gli inquirenti durante una conferenza stampa nella questura di Modena. Gli investigatori hanno voluto al momento confermare solo il fermo di una persona (anche se le indiscrezioni continuano a parlare di due) e su molti dettagli dell'indagine hanno preferito non fornire risposte perchè «ci sono ancora accertamenti in corso».
Comunque è stato confermato che era stato chiesto un milione di euro di riscatto e che l'obiettivo dei sequestratori era tenere segregata Vanessa Mussini fino al pagamento. Gli inquirenti non hanno voluto rispondere alla domanda di quante persone abbiano fatto parte del gruppo che ha rapito la ragazza e l'ha tenuta sequestrata. Hanno solo detto che al momento non risulta che la persona fermata conoscesse il padre della vittima. Quanto all'ipotesi che le indagini abbiano preso il via dalle minacce ricevute in passato da Vanni Mussini, gli inquirenti hanno spiegato che «si tratta di due filoni separati dell'inchiesta», ma che al momento comunque non è più ritenuta credibile l'ipotesi - avanzata da alcuni organi di stampa - che all'origine del sequestro ci sia stato uno scambio di persona.
Quanto alla struttura dove la giovane è stata tenuta sequestrata gli inquirenti non hanno voluto spiegare come si è arrivati alla sua individuazione anche se non hanno escluso «che una parte determinante l'abbia avuta la memoria della ragazza». Nessun commento infine alle domande se il fermato (che si trova già nel carcere di Sant'Anna a Modena) abbia confessato o sia stato collaborativo con gli inquirenti. Un arrestato per il rapimento di Vanessa Mussini: è un siciliano di 51 anni, proprietario dell'abitazione-prigione dove è stata tenuta per qualche ora la ragazza ventottenne. Lo ha confermato il procuratore di Bologna Enrico Di Nicola, a capo anche della direzione distrettuale antimafia (Dda) dell'Emilia-Romagna. Di Nicola ha spiegato che a portare avanti le indagini sul posto, oltre al pm della dda Elisabetta Melotti, c'è il procuratore aggiunto di Bologna Silverio Piro. Il procuratore ha spiegato di aver solo sentito del fermo eseguito, in quanto, ha spiegato, si fida ciecamente dei suoi colleghi che stanno operando.
"Il fatto che non ci sono state conseguenze per la ragazza - ha aggiunto Di Nicola - ci permette di essere liberi di operare ed agire nelle indagini. Tutto si è concluso in questo modo anche per effetto della notizia diramata da voi - ha detto rivolto ai giornalisti -. Una volta tanto la stampa ha determinato una conclusione positiva di un fatto di cronaca. Comunque il reato c'è.
È gravissimo e rimane: sequestro di persona a scopo di estorsione". Interrogato a lungo anche un calabrese, ex socio del padre della ragazza, imprenditore nel settore dei trasporti. Nel pomeriggio si è diffusa la voce di un suo fermo, ma gli inquirenti smentiscono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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