Non sappiamo cosa facesse prima del 199, anno in cui questo santo divenne vescovo di Antiochia. Secondo una certa tradizione venne consacrato dal papa Zefirino, ma le date non coincidono e, dunque, è poco probabile che le cose siano andate così. Gli scrittori contemporanei, e anche il successivo Eusebio di Cesarea, parlano di Serapione di Antiochia come di uno dei maggiori teologi del suo tempo, addirittura famoso per la sua erudizione. Ma delle sue opere ci sono pervenuti solo frammenti e citazioni in altre opere, perciò non possiamo dire nulla di certo al riguardo. Sappiamo che scrisse contro l'eresia montanista, diffusa in Oriente dal prete Montano accompagnato da due sedicenti «profetesse» che si consideravano l'incarnazione dello Spirito Santo. Il montanismo, caratterizzato dalle provocazioni gratuite contro lo stato romano e la religione pagana, cercava fanaticamente il martirio e praticava l'obiezione di coscienza al servizio militare, cosa che provocava la reazione delle autorità e processi che talvolta coinvolgevano innocenti cristiani ortodossi. Serapione fu il primo a proibire la lettura liturgica del cosiddetto «Vangelo di Pietro», opera apocrifa di influenza docetista (l'eresia che sosteneva che ad essere crocifisso non fosse stato Gesù Cristo ma solo un fantasma con le sue apparenze).
Al santo vescovo di Antiochia si deve anche un'opera contro tal Donnino, ex cristiano divenuto apostata al tempo delle persecuzioni e poi anche eretico. Secondo un'altra tradizione, Serapione sarebbe finito martire verso il 211, ma non c'è, anche qui, alcuna prova.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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