da Belgrado
Il Kosovo rischia di fare riesplodere i Balcani. La Serbia ha ribadito ieri di non essere pronta ad accettare una dichiarazione unilaterale di indipendenza della sua provincia autonoma, dichiarazione minacciata dalla maggioranza albanese del territorio. Ma questa volta Belgrado lo ha fatto con maggiore enfasi, prospettando, pur senza dirlo apertamente, lintervento delle proprie Forze armate. Il ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic, ha detto: «La Serbia non avrà altra scelta se non quella di rispondere a un atto che ne metta a repentaglio la sua sovranità e la sua sovranità territoriale. La dichiarazione unilaterale dindipendenza - ha aggiunto - causerà uninstabilità prolungata in tutta la regione». Poco prima il «premier» del Kosovo, Agim Ceku, aveva affermato - e non era la prima volta - che il suo governo procederà con il definitivo distacco da Belgrado se il Consiglio di sicurezza dellOnu non ragiungerà un accordo sullo status della provincia serba. «In mancanza di una risoluzione, siamo pronti a dichiarare lindipendenza, dintesa con i nostri partner internazionali e alleati, e a chiedere il riconoscimento da parte dellUnione Europea e degli Stati Uniti». Ceku aveva pronunciato queste parole dopo avere incontrato a Pristina, il capoluogo kosovaro, il ministro della Difesa tedesco, Franz-Josef Jung.
Ma a parte laperto appoggio statunitense (che nelle ultime settimane si è attenuato), la comunità internazionale non sembra sostenere le ambizioni della maggioranza albanese, che si è rafforzata costringendo allesodo gran parte delletnia serba. Lo stesso Jung, al termine del colloquio con Ceku, ha esortato alla moderazione sia gli albanesi del Kosovo che la Serbia: «Stiamo facendo tutti gli sforzi possibili per portare a termine i negoziati entro dicembre e per evitare disordini», ha affermato. Il 17 novembre, hanno convenuto ieri Onu e albanesi di Pristina, si terranno elezioni parlamentari e comunali.
Due tradizionali alleati di Belgrado sono la Russia e la Francia, entrambe con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza dellOnu. Ieri Mosca e Parigi sono intervenute facendo capire di non essere favorevoli alle mire delletnia albanese. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto in unintervista che il suo Paese e la comunità internazionale «sosteranno la soluzione accettata sia da Belgrado che da Pristina». E il ministro della Difesa francese, Hervé Morin, anche lui in visita a Pristina come Jung, ha affermato che Parigi è contraria a unipotesi di partizione del Kosovo, cioè la separazione della roccaforte serba nel nord dal resto della provincia a maggioranza albanese.
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