Serialità

Donne, 'ndrangheta, una storia vera: arriva The Good Mothers

Cast al femminile per la nuova serie tutta italiana di Disney+ su malavita e redenzione che debutta in streaming dal 5 aprile

The Good Mothers, la serie tv di donne e ‘ndrangheta su Disney+
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È da diverso tempo che la fiction italiana sta acquistando valore all’interno del mercato televisivo di oggi. Non solo le serie di Rai, Mediaset e di Sky, ma anche altri competitor si sono gettati nell’arena. L’ultima in ordine di apparizione è il colosso di Disney+. Forte del grande successo ottenuto dall’adattamento a episodi de Le Fate Ignoranti – ispirato all’omonimo film di Ferzan Ozpetek –, dal 5 aprile debutta in streaming un’altra serie tv tutta italiana (che batte un po' cuore straniero) dal titolo The Good Mothers, nata per raccontare il mondo delle donne di ieri (ma anche quello di oggi) e i lati oscuri della ‘ndrangheta calabrese. Sei gli episodi previsti per una serie di grande valore e di ottima fattura che consolida il colosso di Disney+ a livello internazionale, e che fa risplendere il "mito" della nostra tradizione televisiva dopo un periodo per nulla florido. Ancora una volta il nostro Paese viene fotografato attraverso la malavita organizzata, ma il punto focale della vicenda non è la solita storia su traffici illeciti e giochi di potere tra boss, è più che altro la storia di 4 donne che cercano di uscire fuori dalla morsa dell’illegalità e sognare un futuro migliore.

The Good Mothers è stato presentato al Festival del cinema di Berlino che si è svolto lo scorso mese di febbraio e, in questa occasione, ha vinto persino la Berlinale Series Award, primo riconoscimento del suo genere, per una tv che con la sua forza riesce quasi a eguagliare la bellezza del grande cinema. Basata sull’omonimo best-seller di Alex Perry, che è stato premiato dalla Foreign Press Association, la serie di Disney+ è una vera perla che merita di essere vista. Noi abbiamo avuto modo di vedere in anteprima alcune immagini e ora sveliamo perché, sul genere, è qualcosa che non si è mai visto in tv.

Storia di donne che sfuggono dall’illegalità

Lea Garafolo e in fuga da se stessa e da suo marito. Fugge dal paese calabrese insieme alla figlia di appena 17 anni dopo che ha denunciato il marito alle autorità. Si trova a Milano, convinta di poter riallacciare i ponti con il marito ma scompare in circostanze misteriose. Denise, la figlia di Lea, resta così intrappolata in una città che non riconosce e in una vita che non ha voluto. Vuole trovare sua madre ma l’impresa non è affatto facile. In parallelo si sviluppa un altro filone narrativo. Quello di Anna Colace, brillante Pm, che sta cercando di sgominare i proprio i Garofolo, seguendo un’intuizione: attaccare la ‘Ndrangheta facendo leva sulle mogli e le madri dei boss, figure che da sempre non vivono una vita serena, oppresse da un sistema estremamente patriarcale e dalla stessa organizzazione criminale. Le indagini di Anna fanno emergere una situazione ben più complessa del previsto. Inoltre, alla storia di Lea di unisce anche quella di Giuseppina e Concetta, due donne legate da un’esperienza di vita oppressiva e soffocante e dal desiderio di scappare di casa per garantire ai propri figli un futuro migliore.

Un racconto potente e oscuro

È una serie che esula dai meccanismi di un prodotto nato e concepito per un pubblico affamato di un puro intrattenimento. The Good Mothers va ben oltre e lo si intuisce fin dal primo episodio, così tetro, così oscuro che delinea il contesto in cui si muovono i personaggi. È una serie che parla di criminalità, di atti illeciti, di leggi tra clan, di oppressione, di violenza ma è anche un racconto carico di speranza e che regala la visione di un mondo “migliore” attraverso le storie di resilienza di 4 giovani donne. La ‘Ndrangheta non perdona, i suoi poteri sono forti quasi come la mafia e la camorra, eppure c’è chi crede di poter sgominare queste organizzazioni patriarcali. E la serie tv racconta, con poco tatto e un’estrema ricercatezza nei dettagli, la battaglia di una donna che usa la legge per poter stabilire l’ordine e la legalità, ma allo stesso tempo è una fotografia sofferta del lato oscuro e meno conosciuto dei clan criminali. L’attenzione si sposta sull’anello più "debole", sulle mogli e le madri del boss che, pur sopportano leggi a loro imposte, cercano di fuggire, di ribellarsi e di immaginare una vita lontano da traffici illeciti. E per farlo, The Good Mothers si affida a un racconto potente, con dialoghi ridotti all’osso, ma impreziosito da suggestioni e prove di coraggio.

Una serie con un cast di grandi stelle

Tutto questo è stato reso possibile non solo da una messa in scena impeccabile ma anche dalla bravura del cast. Micaela Ramazzotti è la moglie redenta che cerca di stabilire l’ordine; Gaia Girace – la ex Lila de l’Amica Geniale - è Denise, ragazzina che si trova imbrigliata in una situazione più grande di lei; Barbara Chichiarelli (vista anche in Suburra) è il Pm che ha la visione e l’intuito di colpire la ‘ndrangheta sotto un altro punto di vista; e Valentina Bellè e Simona Distefano sono le affiliate dei boss che sognano una vita lontano da soprusi e violenze.

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"Un viaggio interessante e difficile"

"La ‘ndrangheta è sempre stata raccontata al maschile, qui la raccontiamo dal punto di vista femminile e delle vittime – confessa Gaia Girace in conferenza stampa in diretta da Berlino –. Le donne che raccontiamo nella serie tv sono donne costrette a sposarsi con uomini che magari neanche conoscevano – aggiunge – . La mia Denise, come le altre protagoniste, si è ribellata. Spero si possa dare un messaggio di speranza". La Bellè invece aggiunge: "Prendere parte a questa produzione è stato bellissimo. Sono grata per questa opportunità. È stato un viaggio fondamentale, interessante e difficile."

Figlia di Gomorra e di Mare Fuori

La serie arriva al momento giusto. Debutta proprio quando la Disney+ sta consolidando il suo successo come piattaforma streaming ma, soprattutto, The Good Mothers trova il modo di attecchire su una buona parte del pubblico perché cavalca l’onda del successo che, in passato, è stata già cavalcata da Gomorra e serie affini. Parla di malavita e di un aspetto del nostro Paese che è tangibile e più vero che mai. E, seppur si incastra in un filone di genere già abusato, brilla comunque di luce propria perché regala qualcosa di nuovo sulle serie che romanzano la malavita.

Come l’aspetto umano, che vince su tutto.

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