Un trionfo di robottini e gatti

L'episodio Golgotha è l'anello di congiunzione tra il digitale e il real che ancora non si era visto

Un trionfo di robottini e gatti
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Raramente in questa rubrica ci occupiamo di serie che non siano alla prima stagione (anche solo per il gran numero di produzioni) ma per Love, Death and Robots, l'antologia animata rivolta ai fan della fantascienza, che torna con il quarto «volume» su Netflix, faremo un'eccezione. Si tratta di dieci nuovi episodi doppiati da star hollywoodiane (tra queste, John Boyega, Chris Parnell, Rhys Darby, Graham McTavish, Bai Ling, Kevin Hart e Brett Goldstein) e realizzati con tecniche di animazione davvero impressionanti. Per capirci, l'episodio Golgotha è l'anello di congiunzione tra il digitale e il real che ancora non si era visto. Quanto alle trame, come i precedenti corti, raccontano storie brevi che spaziano dall'horror alla sci-fi, dal soprannaturale al surreale. Spesso con un livello di ironia veramente sorprendente. La forza dell'antologia è sempre la stessa: gli episodi sono creati da una manciata di studi in totale indipendenza creativa. Quindi la saga prodotta da Miller e da David Fincher (i quali, assieme a Jennifer Yuh Nelson e Patrick Osborne hanno detto la loro in buona parte dei corti) spazia tra stili e suggestioni diverse.

Anche se un filo rosso alla fine spunta sempre, seppur cucito nell'ordito in maniere molto diverse. In questo caso il filo rosso mischia l'imbecillità dell'uomo alla furbizia degli animali e soprattutto del gatto... E infatti la serie graffia ancora.

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