Fiat lux. Questa è la storia di una luce la cui sorgente è e rimarrà in Italia, ma che fa il giro del mondo alla sua proverbiale velocità. Tutti gli spettacolari effetti luminosi che faranno della cerimonia d'apertura e di chiusura delle Olimpiadi invernali 2014 di Sochi un caleidoscopio di fasci e di colori saranno firmati Clay Paky, l'azienda di Seriate, in provincia di Bergamo, fondata nel 1976 da Pasquale Quadri e divenuta leader mondiale nella ricerca e nella produzione dell'illuminazione degli eventi più grandi del mondo, come la notte degli Oscar o la recente Super Bowl disputata nel New Jersey il 2 febbraio.
«Neppure noi sappiamo come sarà lo spettacolo olimpico, coperto da un ferreo segreto. Abbiamo fornito per Sochi almeno cinque, seicento dei nostri fari. Fra questi anche il B - Eye, un prodotto che abbiamo appena lanciato e che impiega una tecnologia a led molto sofisticata» racconta Pio Nahum, direttore commerciale dell'azienda bergamasca che dà lavoro a quasi 200 persone, fattura circa 70 milioni di euro all'anno e dal 2010 ha più che raddoppiato il suo fatturato, dimostrando che le idee battono la crisi.
Ogni faro fornito per i giochi olimpici costa dai 3 agli 8 mila euro ed è il frutto di una ricerca ottica, elettronica e di meccanica di precisione così avanzata che la Clay Paky polverizza regolarmente la concorrenza delle aziende americane, tedesche, inglesi, affermando un principio in controtendenza rispetto al concetto che abbiamo del Made in Italy: le nostre capacità non eccellono solo nei settori della creatività come la moda, l'arte, l'artigianato del lusso ma anche in un campo, quello dell'alta tecnologia. «Il 97% della produzione finisce all'estero. I russi sono stati molto esigenti per Sochi. Il lighting designer è americano e ha voluto proprio noi». I fari per le cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi di oggi hanno richiesto una lunga lavorazione nell'azienda di Seriate che si estende per 10 mila metri quadrati. Clay Paky nasce per l'intuizione di Pasquale Quadri, che suonava in un complesso negli anni '70 e s'accorse che nelle discoteche c'erano buoni impianti per il suono ma le luci erano poverissime.
Quadri crea nuovi concetti di illuminazione per la discoteca e s'afferma così per tutti gli anni '90, quando arrivano i cinesi, e decide d'allargare l'orizzonte di ricerca, spostandosi dalla discoteca ai grandi spettacoli. «In questo campo i cinesi non reggono. Ci vogliono una competenza e una precisione tecnologica che loro non hanno. Un faro di Sochi è un orologio: non deve sbagliare di un attimo per accendersi, risplendere e girare». La Clay Paky si sta preparando per l'Expo brasiliana.
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