Politica

Serravalle, quando Penati diceva: no a Gavio

Albertini era sul punto di vendere le sue azioni ma il diessino tuonava: «Prima di fare accordi, bisogna informare tutti gli altri soci»

Felice Manti

da Milano

«La Provincia, invece di creare un asse con il Comune di Milano, suo partner naturale, si è alleata con Gavio». Così parlò Penati, solo tre anni fa. L’attuale presidente della Provincia di Milano, al tempo segretario provinciale dei Ds, aveva le idee chiare. L’asse portante della Serravalle è formato da Comune e Provincia.
Non solo. Per Penati e i Ds «rivoluzionare l’assetto societario della Milano Serravalle alla vigilia dell’assegnazione di appalti per 250 milioni di euro è quanto meno discutibile». Così disse il capogruppo della Quercia a Palazzo Isimbardi, sede dell’ente provinciale milanese, l’8 gennaio 2003. Momenti diversi, maggioranze politiche (e societarie) diverse, ma medesimi interlocutori.
Il dibattito sul futuro della Serravalle, in quei freddi giorni di gennaio del 2003, era infuocato come oggi. Il gruppo Gavio, che allora deteneva quasi il 19% della Milano-Serravalle, aveva in animo di diventare il primo azionista della società. Come? Comprando, per 100 milioni di euro, il 18% della Serravalle in mano al Comune di Milano. Con l’impegno futuro di un’intesa con la Provincia di Milano, azionista della Serravalle con una quota del 33% e allora presieduta da Ombretta Colli. La conferma arrivò con l’intervista al braccio destro di Gavio, Bruno Binasco: «Offriamo 100 milioni al Comune di Milano per il 18% della Serravalle».
Allearsi con Gavio? Scandalo, gridarono allora i Ds, come testimonia un lancio di agenzia Ansa dell’8 gennaio. L’«alleanza tra Palazzo Isimbardi e il gruppo Gavio per il controllo della società» venne duramente attaccata da Paolo Matteucci, al tempo capogruppo provinciale dei Ds e uomo di fiducia di Filippo Penati, numero uno della Quercia in provincia di Milano. I Ds, commentando le voci di un possibile accordo tra Provincia e gruppo Gavio, parlarono di «trama che si è snodata segretamente» e soprattutto «senza interloquire con gli altri azionisti e tanto meno informando il vero azionista della società, il consiglio provinciale». Più o meno quanto sta denunciando, in questi giorni, il Comune di Milano, dopo che Penati ha deciso di comprare da Gavio il 15% della Serravalle per 238 milioni di euro senza passare dal Consiglio provinciale e senza avvisare il Comune di Milano, stando a quanto ha denunciato nei giorni scorsi il sindaco Albertini. Al Comune di Milano quei 100 milioni avrebbero fatto comodo. Ci interessa, disse l’assessore al Bilancio Mario Talamona «valorizzare la nostra partecipazione». Ma Albertini rinunciò a vendere il pacchetto azionario. Probabilmente fu proprio Penati a convincere Albertini a non vendere la propria quota a Gavio. «La Provincia invece di creare un asse con il Comune di Milano, suo partner naturale, si è alleata con Gavio», commentò l’allora segretario provinciale diessino. Non solo: «Questo patto - disse Penati - spiega tra l’altro perché qualche mese fa la Provincia di Milano abbia comprato con soldi pubblici dalla Provincia di Genova il 3% per portarsi al 33% senza nessuna ragione se non quella di contare di più nelle manovre con Gavio, che in fin dei conti danneggiano il Comune di Milano».


Insomma, se la Provincia compra, danneggia il Comune. E ora come si fa a dare torto ad Albertini?

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