Serravalle, si allargano le crepe a sinistra

La vicenda in Parlamento: interrogazione di Saglia e Gamba (An)

Gianandrea Zagato

da Milano

Euro più euro meno fanno 238 milioni. Vagonata di soldi pagata da Filippo Penati al gruppo Gavio per rilevare il 15 per cento di Serravalle e giocare da pivot del sistema autostradale lombardo. Peccato che la partita sia «moralmente truccata» sostengono quelli del centrosinistra rimasti sbigottiti dalle intercettazioni telefoniche pubblicate da Il Giornale.
Lettura scoraggiante per chi credeva che la questione morale fosse un capitolo chiuso della politica milanese. «Sarebbe stato preferibile che la Provincia di Milano concludesse quest’operazione in accordo con il Comune di Milano» attacca il capogruppo Ds a Palazzo Marino, Emanuele Fiano: «Ma, attenzione, condivido l’obiettivo finale di Penati, quello di contare nella cabina di regia del sistema infrastrutturale. Ho qualche perplessità invece sulla dinamica dell’operazione: ad esempio, credo che Penati nella lettera d’offerta inviata al sindaco avrebbe dovuto indicare il prezzo che era disposto a pagare per la quota di Serravalle in mano all’amministrazione comunale. Solo così non ci sarebbe spazio per il gioco delle parti che sta conducendo Gabriele Albertini». Osservazioni critiche, dubbi comuni pure tra il sindacato: «È una scalata priva di un piano industriale» commenta Walter Barbieri della Uil in Serravalle. «L’amministratore delegato parla di automazione, eventuali tagli e ricollocamento del personale. Dove? Come? Non c’è risposta a queste domande». E mentre la viabilità attende Nando Dalla Chiesa chiosa: «Quando sento che Penati vuole costruire il terzo polo autostradale italiano, be’ non rimango favorevolmente impressionato. Non è tra gli obiettivi della Provincia fare espansionismo economico. Altra cosa sarebbe se il presidente dell’amministrazione provinciale dicesse che così risolviamo il problema del traffico. La differenza è data anche dagli obiettivi e dal modo in cui li si enuncia». Come dire: la commistione affari-politica, argomento troppo spesso in casa dell’Unione, non va giù all’esponente della Margherita da sempre sensibile al tema. «Siamo su un crinale pericoloso: è facilissimo scivolare». Lezione di etica a chi usa risorse pubbliche per ottenere il controllo di una società autostradale, la Serravalle, già controllata con un patto di sindacato. Lezioni che imbarazzano quindi la maggioranza di governo in Provincia: «Quelle intercettazioni non sono proprio il massimo per chi sostiene che la finanza rossa non esiste più, leggere le telefonate tra Gavio, Penati e Bersani non fa certo bene alla giunta provinciale che non ha seguito l’indirizzo assembleare» dichiara una fonte in cambio dell’anonimato.
Conferma firmata, nero su bianco, dal presidente del consiglio provinciale Vincenzo Ortolina (Margherita): «Il consiglio ha dato indicazioni generali che non toccavano però il problema del percorso, delle procedure e del prezzo delle azioni». Valutazione di un decisionismo estremo sgradito a Luca Guerra dei Comunisti italiani, «sono favorevole a un maggior protagonismo della politica sui temi della viabilità e dei trasporti. Non posso però accettare che il consiglio provinciale sia esautorato dal suo ruolo».
E sull’affaire Serravalle cala pure un’interrogazione di Saglia e Gamba (An) al ministro dell’Economia, «per conoscere quali siano le sue valutazioni sulla vicenda e se si ritenga congruo il prezzo pagato dalla Provincia». Quei 238 milioni che Penati continua a giustificare a un centrosinistra che, con accenti diversi, non sembra guardare con rispetto a quest’operazione.

«Chi ci accusa avrebbe ragioni da sostenere se avendo lasciato scalare la Serravalle dal privato ci saremmo trovati tra le mani un patrimonio svalutato» commenta Penati. «Non vogliamo costruire una piccola Iri ma accorpare le partecipazioni in un unico soggetto, trovando collaborazione con privati che rappresentino un’utilità per la società e il sistema».

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